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Aggiornato: 21 maggio 2025


Vedetela caminare, con quanta leggiadria stende i passi; gustate la lingua che è melata e suave; uditene il parlare che è pieno di salsi scherzi e di gravi piacevolezze; ma il severo del volto non iscema il festevole di motti: cose ch'ave imparate a casa sua e non le sono state poste in bocca da altri.

Ahimè!... Cos'è stato?... Misericordia!... Il conte ha dato in ismanie, e in questo nuovo accesso di furore, più violento del primo, grida a tutta voce: Vedetela! Vedetela, quella svergognata!... È dessa... la riconosco al vestito... la riconosco a quella ciarpa trapunta in oro che si è gettata sulle spalle come un mantello... Arrestatela, arrestatela, commissario! Calmatevi, signore!

È Yole! Vedetela, a passi lenti e tardi cammina pe' viali del giardino; le posa una mano sul cuore, l'altra le pende giù abbandonata pel fianco; il suo volto apparisce candido quanto il velo verginale che le ricopre il seno, ma solamente candido: Vergine benedetta! i suoi occhi splendono lucidi come vetro, le palpebre immobili per così lungo spazio, che ogni uomo che le avesse vedute sarebbesi maravigliato come potessero tanto lungamente durare in quella situazione; la pupilla gelata. Che guarda la misera? Nessuno oggetto di questa terra. Le facolt

Vedetela qui; e, se vi piace, ringraziatene gli editori, che finalmente stanno zitti e lasciano parlar don Anastasio e suoi poeti. L'estate di quest'anno 1765 fece un gran caldo in Milano; ed io, che mi trovava giú, bruciava che pareva in un forno.

Don Luigi mi stese la mano e mi disse: Voi che mi parlavate di Tebaide, e mi dicevate oh! le ricordo le vostre parole, Tebaide, dove son vive ancora le memorie bibliche, e gli uomini santi le respirano ancora, e le ripetono con sapienza antica... Vedetela la Tebaide, vedetela la sapienza! Ditemi come è vero che le apparenze ingannano!

Vedetela; ella ha precipitato nella sepoltura un Popolo intero, l'ha chiuso con la lapide, e vi si è posta a sedere sopra ridendo un riso da folle.

PANURGO. Narticoforo caro, eccovi un poco di aceto, ungetevi le nari, togliete questa balla di profumi. NARTICOFORO. O mi Deus, o Iuppiter, che mostro è questo? mi incute terrore! PANURGO. Ecco, vedetela, miratela a vostra posta. GRANCHIO. A me ha fatto passar la voglia di mangiare. PANURGO. Camina qua, Cleria mia. MORFEO. No, no po... posso, pa... padre mio. PANURGO. Orsú, entra in casa.

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