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Aggiornato: 18 giugno 2025
Innanzi tutto egli aveva visto Loredana sotto un aspetto nuovo; fino a quel giorno aveva considerata la giovane come una piccola borghese presa nella luce della vita mondana per un capriccio di Filippo e destinata a scomparir presto con quel capriccio; ma standole a fianco, ammirandone l'eleganza e la freschezza, vivendone alcune ore la vita, notandone l'ingenuit
Qui è la pompa suprema, è la metropoli della metropoli, la reggia aperta e perpetua di Parigi, a cui tutto aspira e tutto tende. Qui la strada diventa piazza, il marciapiede diventa strada, la bottega diventa museo; il caffè, teatro; l'eleganza, fasto; lo splendore, sfolgorìo; la vita, febbre. I cavalli passano a stormi e la folla a torrenti. Vetri, insegne, avvisi, porte, facciate, tutto s'innalza, s'allarga, s'inargenta, s'indora, s'illumina. È una gara di sfarzo e di appariscenza che tocca la follia. V'è la pulizia olandese, la gaiezza d'un giardino, e tutta la variet
Si mosse di nuovo, per andare verso piazza Castello. E appunto allora i suoi occhi caddero su d'una figura di donna, che scendeva verso la sua parte, con quel passo nè frettoloso nè tardo che distingue la gran dama, più ancora che non facciano lo sfarzo e l'eleganza degli abiti.
Tutta musica affatto contraria ai suoi gusti. «Quella concessione fatta a' miei gusti sentimentali era una muta scusa ch'egli mi rivolgeva. Io lo compresi e ne apprezzai la delicatezza. «In quel momento il congegno ad ingranaggi e ruote che mi ero figurato nel petto del mio maestro, scomparve, e vidi un cuore caldo e sensibile palpitare sotto l'eleganza della sua toletta.
Entrammo in Milano sulla sera, quando i fattorini del gas accendevano i fanali. Il rumore delle carrozze, il movimento animato delle vie, lo splendore dei magazzini, l'eleganza delle donne, il suono degli organetti, mi allucinavano lo spirito. Mi pareva di destarmi da un lungo sonno, nel quale avessi sognato un matrimonio fra i monti e conosciuto dei personaggi fantastici, bizzarri, impossibili. La vettura ci trascinava attraverso quelle vie che mi ricordavano la gioventù e l'amore. Ogni signora che attraversava la strada mi sembrava la contessa Savina.... Le interpellanze di mia figlia mi richiamarono alla realt
I padrini e i due dottori erano come affascinati da quel terribile giuoco d'armi e lo stesso Barconi non potè che ammirare, come mi confessò più tardi, una magnifica finta di Massimo, che pochi maestri, tanto della scuola napoletana come della scuola francese, avrebbero saputo eseguire con più eleganza. Il Barconi cercava allo schermitore principalmente l'eleganza. La scherma è un'arte, come la danza, come la musica, come la pittura: e il ferro bisogna saper adoperarlo come il pittore adopera il pennello, come il musico adopera la bacchetta, con grazia, con semplicit
Infatti, Morella era alta abbastanza per spiegare l'eleganza squisita della sua taglia, ma non troppo per imporre, come una Semiramide di Opéra. Il suo colorito aveva quella pallidezza bianca ed abbagliante, piena di salute, che indica l'armonia delle funzioni della vita, la perfezione degli organi. Una pelle vellutata e fina, simigliante all'alito di una bambina che dorme. Il suo lungo sguardo nero era impregnato di languore, ma si animava per raggi, e dava delle scosse come una macchina elettrica. Nulla poteva eguagliare la freschezza, la grazia, la soavit
Per me questa sua gelosia era talmente nuova e deliziosa che me ne inebbriavo tacendo o lodando la bellezza e l'eleganza dell'altra. Se ne avvide subito e si finì col ridere ambedue di cuore sino a quando apparvero davanti a noi fra le nebbie dell'orizzonte e del fiume, in mezzo al piatto paese nudo, le torri colossali del Duomo di Colonia.
A Versaglia l'eleganza e la magnificenza si sposano; cioè, si sono sposate e vivono da dugent'anni in fortunata armonia. Oltrepassate quel terrazzo e quella spianata; quindi, voltatevi indietro. Il palazzo non è più un palazzo; ha l'aspetto d'un tempio greco, ingrandito una ventina di volte, che biancheggia tra due timide masse di verde e sotto un padiglione d'azzurro.
Il costume generale dell'Abissinese è lo scemma, specie di lenzuolo bianco attraversato da una striscia scarlatta di cinquanta centimetri di larghezza: il bianco si ottiene da cotone coltivato in alcune provincie, filato e tessuto in paese, il rosso è filo importato d'Europa, e come per questo motivo è la parte più costosa, i poveri lo sopprimono e più si avanza nell'interno, più si restringe, diventando maggiormente caro pel trasporto. Il genere dell'abbigliamento e l'eleganza del modo di indossarlo portata dall'abitudine, lo rendono quanto mai pittoresco: le persone più agiate o che occupano alte cariche vi aggiungono una semplice camicia od un paio di calzoncini in tela bianca: il povero è meschinamente coperto da un cencio qualunque o qualche volta da una semplice pelle alla cintura: i bambini spesso come natura li fece. Le donne si fanno una piccolissima treccia che gira sul fronte e scende dietro le orecchie, e pettinano il resto della testa con una massa di treccine che partendo dal fronte, nel senso longitudinale del capo, scendono a radunarsi alla nuca. Gli uomini portano capelli corti, o in segno di distinzione cinque grosse trecce che pure scendono dal fronte alla nuca, e questo serve a dar loro aspetto assai marziale. Le prime spesso, i secondi qualche volta, uno spillone d'argento conficcato nei capelli. Le ragazze, in segno della loro verginit
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