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Un giorno mi raccontò che avendo incontrato l'Arcivescovo, e questi avendolo invitato a seguirlo per intrattenerlo d'un affare importante, sul più bello del discorso lo abbandonò in mezzo alla strada con una scusa, avendo udito suonare l'ora del pranzo. Se trova sul piatto il tovagliuolo piegato in bislungo invece che in quadro, tale disordine gli fa perdere l'appetito.

Solo, a piedi, di notte, Partì senza un quattrino, E colle scarpe rotte Un giorno entrò in Torino Sclamando: «qui ho voluto Venire, ed ho potuto; Volendolo, mi pare, Ora potrò mangiareInfatti, appena scorta L'insegna di un trattore, Maso varcò la porta Con passo da signore; Sedette, fu servito, E sazio l'appetito, Pensò: volevo un pranzo, L'ottenni, e n'ho d'avanzo.

JACOPO DI DANTE: «Per lo detto demonio l'appetito della gola si considera, che in ciò gl'induce; il quale con tre gole figurativamente è formato, siccome per tre modi cotale appetito per loro si possiede: de' quali l'uno è di quantit

Mi par di esser diventato gentiluomo e smenticato affatto del villano: non mi resta altro di vignarolo che l'appetito e l'essere innamorato di Armellina. Son certo che niuno mi conoscerá, poiché io medesimo non piú conosco me stesso. Oh che cosa mirabile! credo che per ogni buco della mia persona sia un spirito. RONCA. Oh, signor Guglielmo, voi siate il bentornato per mille volte!

La quale forza rompe il capo a la volontá, facendo quella obbedienzia con dispiacimento de l'ordine e del prelato loro. A mano a mano essi si vedrebbero ruinare ne l'altro, trapassando il voto della continenzia; però che colui, che non ha ordinato l'appetito suo, spogliatosi della substanzia temporale, piglia le molte conversazioni e truova degli amici assai, che l'amano per propria utilitá.

FORCA. Io, quando lo vedo tiepido e disamorato, l'aguzzo l'appetito. FILIGENIO. Talché tu sei il maestro. FORCA. Maestro io? signor no, è il maestro del Studio. FILIGENIO. Che Studio? che signor no? Di che parli tu? FORCA. E voi di che parlate? FILIGENIO. Io parlo della sua puttana.

Questo fa la mia bontá, benché l'anima umile sempre le debba spregiare: none l'affecto della mia caritá che do, ma l'appetito delle proprie consolazioni, reputandosi indegna della pace e quiete della mente, per notricare la virtú dentro ne l'anima sua. E none sta nel secondo stato, ma torna a la valle del conoscimento di .

SER GRAZIOLO: «Questo Cierbero è uno demonio preposto in questo terzo Cerchio a tormentare l'anime; il quale, siccome si truova, è uno cane infernale, e ha tre teste; e neentemeno in questo presente capitolo punisce il vizio della gola. Per questo Cierbero che ha tre teste propriamente si figura l'appetito della gola, il quale si divide in tre parti: in qualit

Perchè spesso manca all'uomo glorioso quasi tutto; perchè la gloria è una cosa, l'appetito è un'altra; perchè a una certa et

Unde l'anima, che piglia questa dolce reina della povertá per sposa, si fa signore di tucte queste ricchezze, e non può essere de l'uno che ella non sia de l'altro. Guarda giá che la morte de l'appetito delle ricchezze non cadesse in quella anima: allora sarebbe divisa da quello bene, e trovarebbesi di fuore della cittá in somma miseria.