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Aggiornato: 28 settembre 2025


Fra il Lysbak ed il padre Rhedy non si era però, malgrado la vicinanza, stretta nessuna sorta di amicizia. Tutt’altro. Il primo, sempre col pensiero alle speculazioni tentate per rifarsi e fallite, respingeva col silenzio le vanterie del secondo e non rideva mai delle sue grosse facezie; questi aveva finito per aversene a male e aveva smesso di parlargli tenendolo per superbo. Di più in paese chiamavano: madama e madamigella la moglie e la figlia del Lysbak, locchè urtava i nervi al Rhedy, che le sapeva senza risorse. La grossa fantesca da principio, per un senso di bont

Furono piantate, mascherandole, le più grosse artiglierie e mortai caduti in mano del popolo nel fabbricato della Carit

La cuoca era una giovane tra i quindici e i sedici anni, bruna di capelli come una Rebecca, grassoccia e di forme ben complesse: nella treccia accuratamente pettinata stavale confitto uno spillo con manico di rame dorato, spillo per altro che per le sue dimensioni e per la sua lama poteva piuttosto convenientemente appellarsi un pugnale; il collo e le braccia, nudi, avevano collane e braccialetti di grosso corallo rosso. La fanciulla copriva le spalle con una pezzuola di seta gialla a fiori, di quelle allora dette dell'Indie; aveva un busto ricamato a rabeschi, la gonnella corta, il grembiule di seta rosso, due scarpette che facevano un piedino d'incanto: essa aveva nome Concetta. Accanto al camino si vedeva un giovane di bassa statura, di faccia bronzina, con capelli crespi come quelli dei Mori, con largo petto e di atletica forma; costui aveva una di quelle facce che ti atterriscono al primo guardarle; al suo abbigliamento totalmente marinaresco si ravvisava, senza domandargliene, la sua professione. Ei sedeva su di una rozza panca di legno, aveva le mani incrocicchiate sul petto, stendeva sbadatamente le gambe in avanti e teneva una pipa in bocca dalla quale partivano grosse nuvole di fumo di un tabacco così acuto e forte da far venire (specialmente in quel luogo, che non aveva altro sbocco di aria tranne i camini e la porta) a chi men robusto dei clienti dell'oste dei Tre Mori una congestione cerebrale. Il nostro giovinotto sembrava dover essere in molta buona grazia della giovane cuciniera, giacchè per vezzo talvolta procurava di porre un piede fra mezzo a quelli di lei, come per farla cadere a terra quando si moveva dal camino; e talvolta la immergeva in una nube di fumo che le scaricava sul viso: e la fanciulla corrispondeva a tali amorosi scherzi col toccare il marinaro con le molle uscite dal fuoco o con gettargli nella pipa gli spruzzi del brodo del dentice. Onesti passatempi, che l'oste, padre della fanciulla, non vedeva, che la madre di lei approvava, e di cui il resto degli ospiti rideva. Nella serata di cui narriamo, la taverna conteneva proprio persone direi quasi di famiglia, cioè intimi di essa. Vi era cena e cena frugale; volevasi da costoro festeggiare il carnevale, ma non festeggiarlo in maschera; festeggiarlo col rhum, col ginepro di Olanda, col vino e con una buona mangiata. Gli ospiti che attendevano fosse preparata la mensa erano cinque, senza il giovane che accennammo, senza l'oste, sua moglie, e la figlia; e quei cinque col

Mirando ad ottenere il doppio scopo di eccitare la sua compassione e di appagare insieme un molesto bisogno di purificazione che serpeggiava in fondo a me, mi spinsi fino a dirle che mi conoscevo colpevole, indegno, abietto, dinanzi a lei! Ella aveva abbassata la faccia, ascoltandomi. Quando l'alzò, due grosse lagrime le scivolaron giù per le gote brillando. Non parlò, non mi guardò, nemmeno.

Oh Lucilla, è una bugia interruppe Roberto seguendo con lo sguardo una lagrimetta che le colava giù per la guancia. Cosa c'è'?... Non è vero, non piango ella rispose. Anzi, , piango, ma di rabbia.... Va via, sei cattivo. E intanto altre lagrime più grosse le rigavano il viso.

La monaca mi venne a svegliare verso l'una, che le pareva la signora dovesse passare da un momento all'altro... Abbiamo mandato pel dottore, il quale è stato sollecito a venire, e si è stupito molto vedendo che il padrone di casa non c'era. Lorenzo crollò le grosse spalle per significare che dello stupore del medico non glie ne importava niente.

Come per irrisione, ai lati della ferrata d’ingresso rumoreggiavano gaiamente le argentee acque di due fontane. All’angolo destro sporgeva la grande trave della vergogna. Sopra, per tutta la facciata meridionale e torno torno all’edificio, correvano finestre a grosse spranghe, che dalle prime ore della sera alle prime ore del mattino venivano incessantemente martellate da vigili guardie.

Il dottore Agenore strinse nelle sue grosse mani la manina che gli veniva presentata, scrollò la testa lanosa, levò al cielo la faccia lucente, fu per dichiarare col suo più bel falsetto che la sorte di quei colombi era invidiabile e che egli avrebbe voluto essere per lo meno un piccione.

E l'osservai infatti, in quei pochi minuti, attentissimamente; ma non potei vederlo bene che più tardi perchè il lume non gli batteva sul viso. È di statura media, leggermente curvo, tarchiato. Ha la testa grossa, ma ben fatta; fronte vasta, collo di toro, spalle larghe, mani corte e grosse, e una carnagione rossigna da cui traspira la salute e la forza. Tutta la sua persona ha qualcosa di poderoso e d'atletico, come il suo genio. Ha i capelli irti e fitti, la barba intera e corta, bianchissima; gli occhi lunghi e stretti, un po' obliqui, come i fauni; il che d

E questi altri signori, che venivano dietro a voi, erano forse i professori d'orchestra ed i coristi... Sta bene! Ma a noi altri Francesi non le si danno ad intendere così grosse! Due carri di polvere... Vi par nulla?

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