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Aggiornato: 13 maggio 2025
I Coristi, al primo apparire sulla scena, rivelano i loro istinti di ordine, schierandosi in semicircolo e ostentando la maggior parsimonia nei gesti. La scena ha luogo in un paese non ancora conosciuto, i cui abitanti, invece di parlare, cantano o solfeggiano con accompagnamento di orchestra. Epoca: a piacere del vestiarista. Sala, bosco, o piazza, a comodo dello scenografo.
A sinistra nel folto del viale che sale verso il parco alto, molti carabinieri ritti come in agguato sembrano pronti ad acciuffare una massa rossa che canta nel verde, massa troppo rivoluzionaria di coristi camuffati da soldati francesi. Corteo simbolico. Una Italia in manto rosa con stella sulla testa. Scende cantando: Maggio sei bello, ma Firenze è assai più bella.
E ciò detto, si va a riunire agli altri compagni. Gli araldi chiamano poscia Elisabetta. Questa, che era vecchia, sorda, esce fuori tutta frettolosa, vestita di bianco, e gonfia come in procinto di partorire, e voltasi ai coristi dimanda: Quid est rei, quid me mei? L'è una chiesa di casa del diavolo qui, signori miei! Non si può stare neppure comodamente a dire una litania!
Ma al punto culminante, quando Attila ripete per l'ultima volta l'umile protesta, un malaugurato turacciolo che si sprigiona innanzi tempo da un bottiglia di birra, balza scoppiettando dalle sedie fisse al palco scenico e va a colpire direttamente la faccia del pontefice Leone, piantandosi tra le setole della sua barba posticcia. La prima donna, il tenore, i coristi portano le mani alla bocca per dissimulare la loro ilarit
Baritono Primadonna Frate profondo indi Coristi, Coriste e Comparse in costumi di tutte le epoche.
E questi altri signori, che venivano dietro a voi, erano forse i professori d'orchestra ed i coristi... Sta bene! Ma a noi altri Francesi non le si danno ad intendere così grosse! Due carri di polvere... Vi par nulla?
Gran bandiere, gran musiche, gran sciupìo di versi, gran mostra di crociati che parevan coristi, di lions che manifestavano i loro sentimenti vestendosi da tenori, gran sfoggio di pennacchi nei cappelli, di colori sugli abiti. A Gasparo Rialdi questo carnovale dispiacque; tuttavia egli tenne per sè le proprie impressioni e non pensò che a mettersi agli ordini del Governo.
Il signor Domenico si è messo in ginocchio.... Sicuro! i coristi.... cioè gli Unni.... si mettono in ginocchio dice il nostro vicino sentimentale, che si è dato a conoscere per un parrucchiere di Viarenna tutti fanno onore ad Attila flagellum Dei, che viene in sulla biga per sentir cantare i soldati.... Perchè quella carrozza è tirata da due uomini vestiti come gl'infermieri dello spedale!...
E il direttore d'orchestra che è salito in quel punto sul palco scenico: «e poi i giornalisti dicono di noi!... Come s'ha a dirigere.... come si fa ad accompagnare questi cani?» E i coristi maschi: «si beve o non si beve?... Si è mai visto uno di questi cani metter mano alla borsa? Dio!... che massa di cani!»
Parola Del Giorno
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