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Aggiornato: 17 giugno 2025


Ma che demenza è la vostra? Mortella. Anche voi, anche voi, senza volere, l’imitate nel sonno. Gherardo Ismera. Che démone v’ha presa? Cessate, Mortella. Mortella. Vi ho visto dormire! E credevo che non dormiste più, che in fondo a qualche corridoio bianco aveste ucciso il sonno, come il sire di Glamis, come il sire di Cawdor. Gherardo Ismera. Perché sfuggite? Venite qui, Mortella.

Egli, sin dalla prima fanciullezza, aveva dato prove di demenza. Accusarlo di simulazione negli interrogatorii, nella sua condotta, era contrario ad ogni dettame della scienza; ad ogni retto criterio. Come, egli non si era mai smentito, non aveva mai avuto un momento di titubanza, non aveva mai vacillato?

Se il buon religioso avesse creduto che tanto sinistro effetto avessero a produrre in quella giovane le sue parole, oh! chi sa se le avrebbe proferite? Ed infatti una delle più crucciose rimembranze che angosciassero quel venerando, laggiù nel fondo dell'Indostan era quella del giorno torbido e fatale 17 febbraio 1821, in cui aveva sottratta la giovane al suo amatore. Ma chi mai può prevedere gli eventi? una delle cause più energiche che avesse preparato il tristo effetto della demenza della infelice fu quella di accorgersi di avere fecondo il seno. Avvezza a disprezzare l

E se Nora, risvegliandosi.... ricordandosi.... scomparsa l'esaltazione, la demenza, provasse orrore di ciò ch'era successo? E non veniva!... Perchè non correva a rassicurarlo, a consolarlo? Se fosse ammalata? Se fosse sdegnata? Se avesse vergogna di stessa, se lo odiasse? E Pietro non vedeva più il bel viso irradiato dall'amore, ma contraffatto dall'ira.

Da lei, da questa pascolatrice di mandrie nelle praterie selvagge di Bartrès, dall’allucinata che mal respirava in fondo al vicolo des Petits Fossés, da lei, povera come un giglio, profumata come la preghiera, semplice come la demenza, innocente come la felicit

"Selvaggio! Selvaggio!" Un'intenzione micidiale era in fondo a quelli impeti, un'intenzione che non osavo confessare a me stesso. Se una volta alfine le contratture dello spasmo, in una di quelle strette, avessero distaccato dalla matrice il germe tenace! Io non consideravo il mortale pericolo a cui esponevo Giuliana. Era evidente che, se un caso simile fosse avvenuto, la vita della madre avrebbe corso un grave rischio. E bene io da prima, nella mia demenza, non pensai se non alla probabilit

Bandino. Che demenza è la tua? Ricusi anche di vedere tua madre, lei soltanto? Ti sembra di non averla fatta piangere ancóra abbastanza? Mortella. È vero: sono la figlia malvagia. Tu sei il figliuolo esemplare. Ora la chiusa ambascia le fiacca la voce anche nell’ironia. Bandino. Memoria per memoria, la mia rimonta più lontano. L’amore non giudica.

Tacete! Tacete! Non voglio più udire le vostre infamie. La vostra demenza non merita che il bavaglio. La vostra furia non merita che la segregazione. Io e vostra madre abbiamo ancóra autorit

Che demenza era quella? Anelavo, su per le scale quasi buie. Entrai nella stanza a precipizio. Che è accaduto? mi domandò Giuliana, sollevandosi. Nulla, nulla... Credevo che tu avessi chiamato. Ho corso, un poco. Tu come stai ora? Ho tanto freddo, Tullio; tanto freddo. Sentimi le mani. Ella mi tese le mani. Erano di gelo. Sono tutta gelata così....

Vaticanismo e positivismo parvero assistere sdegnosamente immobili a questa nuova patetica demenza del sentimento religioso: l'uno nella certezza della fede, l'altro nella calma della incredulit

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