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Aggiornato: 2 giugno 2025
Novo augelletto due o tre aspetta; ma dinanzi da li occhi d'i pennuti rete si spiega indarno o si saetta>>. Quali fanciulli, vergognando, muti con li occhi a terra stannosi, ascoltando e se' riconoscendo e ripentuti, tal mi stav'io; ed ella disse: <<Quando per udir se' dolente, alza la barba, e prenderai piu` doglia riguardando>>.
Vedea Timbreo, vedea Pallade e Marte, armati ancora, intorno al padre loro, mirar le membra d'i Giganti sparte. Vedea Nembrot a pie` del gran lavoro quasi smarrito, e riguardar le genti che 'n Sennaar con lui superbi fuoro. O Niobe`, con che occhi dolenti vedea io te segnata in su la strada, tra sette e sette tuoi figliuoli spenti!
E perche' tu non creda ch'io t'inganni, odi s'i' fui, com'io ti dico, folle, gia` discendendo l'arco d'i miei anni. Eran li cittadin miei presso a Colle in campo giunti co' loro avversari, e io pregava Iddio di quel ch'e' volle. Rotti fuor quivi e volti ne li amari passi di fuga; e veggendo la caccia, letizia presi a tutte altre dispari,
Di quella vita mi volse costui che mi va innanzi, l'altr'ier, quando tonda vi si mostro` la suora di colui>>, e 'l sol mostrai; <<costui per la profonda notte menato m'ha d'i veri morti con questa vera carne che 'l seconda. Indi m'han tratto su` li suoi conforti, salendo e rigirando la montagna che drizza voi che 'l mondo fece torti.
L'antico sangue e l'opere leggiadre d'i miei maggior mi fer si` arrogante, che, non pensando a la comune madre, ogn'uomo ebbi in despetto tanto avante, ch'io ne mori', come i Sanesi sanno e sallo in Campagnatico ogne fante. Io sono Omberto; e non pur a me danno superbia fa, che' tutti miei consorti ha ella tratti seco nel malanno.
apri li orecchi al mio annunzio, e odi: Pistoia in pria d'i Neri si dimagra; poi Fiorenza rinova gente e modi. Tragge Marte vapor di Val di Magra ch'e` di torbidi nuvoli involuto; e con tempesta impetuosa e agra sovra Campo Picen fia combattuto; ond'ei repente spezzera` la nebbia, si` ch'ogne Bianco ne sara` feruto. E detto l'ho perche' doler ti debbia!>>. Inferno: Canto XXV
Poi seguitai lo 'mperador Currado; ed el mi cinse de la sua milizia, tanto per bene ovrar li venni in grado. Dietro li andai incontro a la nequizia di quella legge il cui popolo usurpa, per colpa d'i pastor, vostra giustizia. Quivi fu' io da quella gente turpa disviluppato dal mondo fallace, lo cui amor molt'anime deturpa; e venni dal martiro a questa pace>>. Paradiso: Canto XVI
L'ufficiale si pentì presto di ciò ch'avea detto, tanto più che la donna da lui vista fosse la principessa non era ben sicuro: tornò alla sorella, la supplicò non ne parlasse ad alcuno: essa gli giurò di tenere il silenzio, ma disse il fatto soltanto a una sua cognata, che lo riferì soltanto a sua suocera: la duchessa d'I., che non potè stare senz'informarne alcune delle sue vecchie conoscenze.
Bellincion Berti vid'io andar cinto di cuoio e d'osso, e venir da lo specchio la donna sua sanza 'l viso dipinto; e vidi quel d'i Nerli e quel del Vecchio esser contenti a la pelle scoperta, e le sue donne al fuso e al pennecchio. Oh fortunate! ciascuna era certa de la sua sepultura, e ancor nulla era per Francia nel letto diserta.
D'i corpi suoi non uscir, come credi, Gentili, ma Cristiani, in ferma fede quel d'i passuri e quel d'i passi piedi. Che' l'una de lo 'nferno, u' non si riede gia` mai a buon voler, torno` a l'ossa; e cio` di viva spene fu mercede: di viva spene, che mise la possa ne' prieghi fatti a Dio per suscitarla, si` che potesse sua voglia esser mossa.
Parola Del Giorno
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