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Aggiornato: 2 giugno 2025
Mentre che l'uno spirto questo disse, l'altro piangea; si` che di pietade io venni men cosi` com'io morisse. E caddi come corpo morto cade. Inferno: Canto VI Al tornar de la mente, che si chiuse dinanzi a la pieta` d'i due cognati, che di trestizia tutto mi confuse, novi tormenti e novi tormentati mi veggio intorno, come ch'io mi mova e ch'io mi volga, e come che io guati.
al suo Leon cinquecento cinquanta e trenta fiate venne questo foco a rinfiammarsi sotto la sua pianta. Li antichi miei e io nacqui nel loco dove si truova pria l'ultimo sesto da quei che corre il vostro annual gioco. Basti d'i miei maggiori udirne questo: chi ei si fosser e onde venner quivi, piu` e` tacer che ragionare onesto.
Opera naturale e` ch'uom favella; ma cosi` o cosi`, natura lascia poi fare a voi secondo che v'abbella. Pria ch'i' scendessi a l'infernale ambascia, I s'appellava in terra il sommo bene onde vien la letizia che mi fascia; e El si chiamo` poi: e cio` convene, che' l'uso d'i mortali e` come fronda in ramo, che sen va e altra vene.
Poi si rivolse a me con miglior labbia dicendo: <<Quei fu l'un d'i sette regi ch'assiser Tebe; ed ebbe e par ch'elli abbia Dio in disdegno, e poco par che 'l pregi; ma, com'io dissi lui, li suoi dispetti sono al suo petto assai debiti fregi. Or mi vien dietro, e guarda che non metti, ancor, li piedi ne la rena arsiccia; ma sempre al bosco tien li piedi stretti>>.
ne' per elezion mi si nascose, ma per necessita`, che' 'l suo concetto al segno d'i mortal si soprapuose. E quando l'arco de l'ardente affetto fu si` sfogato, che 'l parlar discese inver' lo segno del nostro intelletto, la prima cosa che per me s'intese, <<Benedetto sia tu>>, fu, <<trino e uno, che nel mio seme se' tanto cortese!>>.
Sternilmi tu ancora, incominciando l'alto preconio che grida l'arcano di qui la` giu` sovra ogne altro bando>>. E io udi': <<Per intelletto umano e per autoritadi a lui concorde d'i tuoi amori a Dio guarda il sovrano. Ma di' ancor se tu senti altre corde tirarti verso lui, si` che tu suone con quanti denti questo amor ti morde>>.
D'i Serafin colui che piu` s'india, Moise`, Samuel, e quel Giovanni che prender vuoli, io dico, non Maria, non hanno in altro cielo i loro scanni che questi spirti che mo t'appariro, ne' hanno a l'esser lor piu` o meno anni; ma tutti fanno bello il primo giro, e differentemente han dolce vita per sentir piu` e men l'etterno spiro.
Come s'avviva a lo spirar d'i venti carbone in fiamma, cosi` vid'io quella luce risplendere a' miei blandimenti; e come a li occhi miei si fe' piu` bella, cosi` con voce piu` dolce e soave, ma non con questa moderna favella, dissemi: <<Da quel di` che fu detto 'Ave' al parto in che mia madre, ch'e` or santa, s'allevio` di me ond'era grave,
L'una vegghiava a studio de la culla, e, consolando, usava l'idioma che prima i padri e le madri trastulla; l'altra, traendo a la rocca la chioma, favoleggiava con la sua famiglia d'i Troiani, di Fiesole e di Roma. Saria tenuta allor tal maraviglia una Cianghella, un Lapo Salterello, qual or saria Cincinnato e Corniglia.
Comincia il XX Capitolo Di nuova pena mi convien far versi E dar materia al ventesimo canto Della prima canzon, ch'è d'i sommersi
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