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Aggiornato: 17 maggio 2025
Ciò che vedesti fu perché non scuse d’aprir lo core a l’acque de la pace che da l’etterno fonte son diffuse. Non dimandai
ERASTO. Veramente l'ho stimato cosí sempre, ma ho voluto saperlo di bocca vostra, padrona singulare. Attendo l'altra grazia che vi chiese e perdonatemi tanta importunitá per dar questa importunitá al mio core: che apriate il portello della gelosia che v'impedisce la vista, ché non mi lascia godere un tanto bene.
CINTIA. Erasto, vita mia, areste detto piú il vero: che il lampo che vien fuor dalla fiamma accesa nel mio core illuminasse queste tenebre. ERASTO. Se il fuoco del mio petto splendesse, aggiongerei un altro sole a questo emisfero. CINTIA. Desiderarei, Erasto mio, spender il tempo in piú virtuoso essercizio che in cerimonie. CINTIA. Entriamo, anima mia. DULONE. Hai visto e inteso, capitano?
XXII. Al Colonnello Luca Antonio Poi che rea sorte ingiustamente preme voi, ch'alto albergo sete di valore, sento, spirto gentil, un tal dolore, che con voi l'alma mia ne giace insieme. L'anima mia ne giace, e 'l petto geme, di non poter mostrar nel riso il core, a voi, cui bramo con perpetuo onore, piacer servendo, insino a l'ore estreme
GERASTO. Della mia; e se ben è vecchio, è di forza piú d'un giovane. ESSANDRO. Di che fattezze? GERASTO. Come le mie: io e quello siamo come una cosa medema. Conoscilo adesso? ESSANDRO. A questo marito gli sono serva indegna. GERASTO. O come mi terrei felice se queste parole ti uscissero dal core! ESSANDRO. Fa' prova di questa mia volontá.
Matteo Cantasirena era un solo gemito: tutto un mugolio di gemiti. Il dolore gli sprofondava gli occhi nel faccione abbattuto: sudava, ansava. Ma poi: Sursum corda! esclamava. In alto il core! E coll'orgoglio di essere uscito incolume (senza un soldo!) dagli affari come dalla politica! In alto il core! Il mio concorso al mausoleo di Giovanni di Casalbara, sar
Quei pronto move; ed al signor vicino E con rapidi passi in un momento, Ivi, la fronte umilemente inchino, Ch'a dir prendesse egli aspettava intento. Ed irato Ottoman: pur sul mattino Per noi vinceasi, onde or tanto spavento? Qual larva de le turbe agita il core? Cerca, onde sia de' nostri il gran terrore; E mi si scopra. Ei sì dicea turbato.
Audace, libera, Indipendente, Di giogo indocile È la tua mente.... A chi ne dubita, A chi nol crede La tua grammatica Ne può far fede. Il mio core è sempre giovane Non mel credi? Sì.... tel credo.... Ma.... che vuoi? Pur troppo, o Clelia, Sol del cor l'astuccio io vedo.... E l'astuccio, o dolce amica, È di pelle troppo antica. Tutti plaudiscono?
Ma oggi, solcato il terreno per ogni dove di elementi nostri e sceso il fremito dell'Italia futura al core delle moltitudini, ogni cospirazione che non tenda all'azione diretta, immediata, è delitto. L'Italia è matura: bisogna fare. S'è decretato che vittime siano; muojano almeno all'aperto, nella gioja della lotta e coll'armi in pugno.
Amore è sospiro D'un core gemente, Che solo si sente, Che brama piet
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