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Aggiornato: 28 giugno 2025


MASTICA. Come volete si serva: alla francese o alla italiana? MASTICA. Volete condisca la carne col petrosemolo, col coriandolo o col petrotimo. Vien qua, uomo da bene. MASTICA. Non chiami me? SENNIA. Non ci sei dunque? MASTICA. Questo nome non convenne mai a me ad alcuno di miei antecessori. SENNIA. Vien qua dunque, ribaldo piú d'ogni ribaldo.

RITA. Adesso che ti vego. Che dici tu? MALFATTO. Dico: perché bussi all'uscio mio? RITA. Io credo che tu ti sogni, pecorone! MALFATTO. Alla , che me credevo che fosse lui. Orsú! Basta. RITA. Dimmi un poco, olá! Me sai dire se e' cci sono costoro? MALFATTO. Non ce sta nessuno che se chiami Costoro in quella casa. RITA. Dico se c'è la patrona. MALFATTO. Se non si è partita, io credo de , io.

S'io avessi le rime aspre e chiocce, come si converrebbe al tristo buco sovra 'l qual pontan tutte l'altre rocce, io premerei di mio concetto il suco piu` pienamente; ma perch'io non l'abbo, non sanza tema a dicer mi conduco; che' non e` impresa da pigliare a gabbo discriver fondo a tutto l'universo, ne' da lingua che chiami mamma o babbo.

Il buon uomo sorrise e si compiacque; ma protestò di non chiamarsi Mercurio. Come ti chiami tu adunque, e come hai tu potuto sfuggire alla tirannia dell'Olimpo? Giuseppe, risposemi; e pareva titubante e vergognoso di nome tanto volgare.

Io sarò sempre la tua Nicla; io ti ho aspettato sempre. Ma lo saprai tu solo.... E con voce tremante soggiunse: Lascia che ti chiami ancora Brunello, per l'ultima volta, amore mio, bambino caro.... Poi, d'un tratto, come trascinata da una follia, afferrò la testa di Bruno e l'avvicinò alle labbra: I tuoi occhi hanno visto troppe cose d'orrore, disse. Io ti farò dimenticare!

E perciò non doverebbe ella mai scostarsi da quella proporzione che costuma la piazza di Genova, se non quant'ella avesse bisogno per la sua zecca piú d'un metallo che dell'altro. Ma qui è forza ch'io chiami del lettore piú applicata l'attenzione del solito, per trattarsi di sottile, ma importante proposizione.

Ecco il professore! gridò Bardelli correndo ad aprir lo sportello d'una vettura di prima classe. E chiamava: Signora Diana, signora Diana! Addio, Bardelli disse Varedo consegnandogli una valigia. Chiami un facchino. Se non ha altro bagaglio non val la pena... C'è la signora con la bimba. Le ho viste rispose il deputato mentre accennava con la mano che non si affrettassero.

Tutto questo a proposito di letteratura italiana? A proposito di cose spirituali, non ti dispiaccia.... e anche a sproposito, se così ti piace. L'arte letteraria non è un fenomeno accidentale nella vita di una nazione. E se anche riguardo all'arte noi avessimo quella coscienza, quell'ideale, quella fede, come tu ironicamente la chiami... Apostolo, va' a predicare il tuo vangelo alle turbe!

Menar donna non gli è mica come a fallar la strada, che c'è sempre il rimedio di tornarsene indietro; una volta fatto il pateracchio, addio fave! chi le ha, son sue. Or dunque tu credi che madonna Nicolina.... come la chiami? Nicolosina, messere. Tu credi adunque che madonna Nicolosina non lo veda di buon occhio? Ma neanco per prossimo, starei per dire.

Enrico IV. Ma che Bertoldo, sciocco! Qua a quattr'occhi: come ti chiami? Bertoldo. Ve... veramente mi... mi chiamo Fino... Fino? Bertoldo. Fino Pagliuca, sissignore. Ma se vi ho sentito chiamare tra voi, tante volte! A Landolfo Tu ti chiami Lolo? Landolfo. Sissignore... Poi con uno scatto di gioja: Oh Dio... Ma allora? Che cosa? No... dico... Enrico IV. Non sono più pazzo? Ma no. Non mi vedete?

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