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Una partita di briscola chiacchierina; disse il signor Francesco, sorridendo; e non ancora incominciata, com'Ella ha potuto vedere. I nostri ossequii, signor commissario, ed anche i nostri augurii migliori per il suo prospero viaggio. Il signor commissario se ne andò, seguito dal suo taciturno e malinconico aiutante. Povero signor commissario!

Giorni sono, sul finir della scuola, mi avvidi che l'Ernestina aveva gli occhi rossi: gli occhi rossi, in una bambina, sono sempre indizi di pianto recente. Che cosa aveva avuto l'Ernestina? Chi aveva potuto farla piangere? Era d'un carattere così quieto, d'un fare così dolce, che nessuna delle sue compagne si sarebbe sentita il coraggio di molestarla. Dunque? Dunque... ve lo devo dire? la povera bambina era gelosa, era gelosa delle carezze che io faceva alla sua piccola amica Argene: e un giorno la udii lagnarsi in questi termini: « Pare impossibile che la signora maestra, che è sempre così buona e imparziale, faccia tante carezze all'Argene; non dico che quella bambina sia cattiva: tutt'altro; ha anzi buon cuore, ingegno aperto, umore sempre allegro: ma non le si può stare accanto, tanto è vivace, turbolenta e chiacchierina. Chiacchierina poi!... Non è contenta fino a che non ha saputo il perchè di tutte le cose, e perfino quando legge s'interromper

Al poi, penseremo più tardi. Quella sera in casa Guerri si seppe che il viaggio di Pellegrino era stato inutile, come l'espediente del libro e della lettera ond'era accompagnato. La cosa dispiacque molto anche a Don Pietro, che aveva avuta l'idea di quel viaggio. Non si parlò di briscola chiacchierina, ve lo assicuro; da parecchie sere non si pensava più a quei piccoli svaghi. Capitolo XIII.

E questi sintomi c'erano ambedue. Guido Laurenti, chi avesse voluto trovarlo, era in giardino, o per quella tal via che metteva alla palazzina, ma senza veder mai la bella innominata. Poi, di sera andava a teatro, in traccia di gente chiacchierina; ma senza cavarne un costrutto.

La signora Delfina e il signor Piero Dobelli rimasero sbalorditi apprendendo da una conoscente chiacchierina che la contessa Filippeschi era da otto giorni a Milano. Dopo quattro mesi di assenza, da otto giorni a Milano, e non aveva avvertito la famiglia del suo arrivo, era andata a trovarla.... Che cosa si fa? chiese Delfina.

Con tutto ciò, è naturale, in quel vivaio di adoratori, Giacomo di Vharè fu il primo e il solo che arrivò a farsi notare dalla duchessina. Lalla scherzava sempre, era con tutti amabile e civettuola; ma, sicura del fatto suo, non ci pensava più che tanto a quelle farfalle che si bruciavano le ali attorno alla sua fiamma, o se ne occupava appena per contarle. Col marchese, invece, la cosa era ben diversa; con lui diventava seria, non era più motteggiatrice, chiacchierina, ma lo ascoltava attenta coi grandi occhi fissi. Il marchese di Vharè, a poco a poco, si abituava a quella bambina, cominciava a trovarsi bene con lei, ad accorgersi ch'ella avea molta intelligenza e molto spirito, e la stuzzicava a proposito del suo sentimentalismo di fanciulla bionda, e del suo clericalismo di duchessina legittimista, godendosi a sentirla ragionare così composta, così aggraziata, con la voce dolce, d'argento che accarezzava l'orecchio come una musica. A farle la corte non si provava nemmeno: gli pareva impossibile di poter riuscire interessante lui, non più giovane, a quel fiorellino pallido e delicato, che sbocciava allor allora, fragrante di soavit

Aveva egli predicato invano, che lo accomiatavano con una burletta? Tale non era la sua opinione, e la burletta gli pareva assai povera, certamente poco spontanea, non accompagnata da nessuna allegrezza di spirito. Ad ogni modo, pensò egli, scendendo le scale, te la daremo noi, la briscola chiacchierina.

Sentitela la chiacchierina! esclamò ridendo la Sofia, pare che reciti la lezione a mente. Da chi l'ha imparate, dica, tutte codeste belle cose? Le ho sentite dir dalla mamma. Ma perchè ora prendi i ferri da calza? Oh bella! Per farle le calze. Come glie le fai? A pedule o colla soletta? A pedule.

Intanto la bella signora, passava d'accosto al marito, dall'altra parte del banco, e spogliatasi del cappellino e dei guanti, distendeva sopra il tappeto di panno verde, remontoirs, cilindri e cronometri di oro e d'argento, levandoli fuori da una cassetta suddivisa in tante piccole scatole, l'una dentro l'altra. La signora parlava l'italiano speditamente; era gentile e chiacchierina assai.

La buona Vige, chiacchierina sempre, volle condire a sua volta questo racconto con una serie di commenti così prolissi e con un lusso talmente abbondante di digressioni, che il professore, per quanto interessato dall'argomento, terminò per infastidirsi, mandando al diavolo il prè Morganti, tutti coloro che gli volevano bene e perfino la Vige, a cui, nel sentirlo a parlare in quel modo, eran venuti per i lucciconi agli occhi.