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Valoroso sempre, si era nelle ultime fazioni dimostrato valorosissimo tra tutti i più famosi campioni del Finaro, e Galeotto avea detto un giorno alla presenza di tutta la sua corte che, se avesse avuto intorno a dodici uomini della prodezza di Giacomo Pico, non avrebbe dubitato di ragguagliare stesso a Carlomagno, tanto il buon esempio di dodici paladini avrebbe innalzato lui a sostenere quel gran paragone.

Pietro, replicava la Sine labe, se capiti un giorno alla taverna, quando mi danza pel capo un gotto di quel di Borgogna, ti voglio torcere il collo come un cappone. Intendi? brutto ceffo di maniscalco. Ecco la più male educata Vergine Maria che io mi abbia veduta in mia vita! tutto peritoso e maravigliato sclamava Carlomagno. Ma insomma che si fa?

«Geffroi Visconte, alfiere dell'Imperatore Carlomagno, che Dio faccia requie alla sua anima, l'ebbe mozze alla battaglia delle Chiuse portando l'Orifiamma; e la fama racconta, che sire Geffroi, senza punto sbigottirsi, la stringesse co' denti, e così la restituisse all'Imperatore, il quale gli disse: o Sire....»

Il nome generico di [I[Levante]I] abbracciava nel medio evo tutti que' territorii che, situati all'oriente dell'Adriatico, formarono parte dell'impero greco dopo il trattato conchiuso fra Niceforo e Carlomagno. Ma i Veneziani, fattisi per armi, per comprite o per dedizioni spontanee, padroni della maggiore e più bella parie delle coste marittime di quelle terre nel continente europeo, e di molte isole dell'Arcipelago, e dilatate le loro conquiste nel secolo XII fino nella Siria, restrinsero il significato di quel nome, coll'eccepirne le spiagge dalmate ed albanesi. Per poco che si conosca la storia nostra, si comprender

Quindi, al gran del Natale 799, assistendo Carlomagno coi due figli suoi Carlo il primogenito e Pipino re d'Italia alla messa, il papa, finita questa, rivolgevasi al re, gli metteva in capo una corona, e gridava, gridando il popolo tre volte con lui: «A Carlo piissimo augusto, coronato da Dio, grande e pacifico imperatore, vita e vittoria»; poi, secondo alcuni, ungeva Carlomagno, e Carlo il giovane designatogli successore.

I discendenti di Carlomagno, come se eredi del peccato dei padri dovessero portare il peso delle loro iniquit

Voi vedete quanto grande il debito dei Francesi nel conto che loro aperse la Italia, e delle poste antiche di Carlomagno si tace per compensarle con le antichissime, nostre di Giulio Cesare. Veruno di voi ignora la copia del sangue generoso che ci costò il primo impero: e che importavano a noi le guerre ispaniche, e che le boreali? Con le nostre mani dovemmo fabbricare le nostre catene, però la vittoria, la quale agli altri è madre gioconda di libert

Il ducato longobardo di Spoleto fu fondato nel 570, subito dopo che Alboino discese in Italia col suo popolo. I suoi due primi duchi furono Faroaldo e Ariulfo; questi, provincia a provincia, tolsero ai greci una gran parte dell'Italia centrale, e cioè tutta l'Umbria, la Sabina, la Marsica (oggi Abbruzzo), e le Marche di Fermo e di Camerino. I papi soffrirono spesso molestie da parte del ducato di Spoleto, fondato alla fine del VI secolo. Anche quando Carlomagno pose fine al regno longobardo, rimase tuttavia abbastanza grande la potenza dei duchi di Spoleto, divenuti vassalli franchi. La Francia stessa assicurava la loro dignit

Capitale della Marca Trivigiana sotto l'impero de' Franchi, Treviso ebbe ne' primi anni del secolo IX [I[corte]I] o palazzo imperiale, dove s'improntarono monete col nome e col monogramma di Carlomagno. Smembrata successivamente la Marca in piccoli territorii, altri signoreggiati da famiglie cospicue, altri reggentisi a repubblica, andarono restringendosi i confini del territorio rimasto soggetto alla citt

Aprí egli la guerra, prese o corse le cittá papaline, fin presso a Roma; poi, dubitando o giá minacciato, indietreggiò a settentrione. Carlomagno si fece aspettare. Tornato appena d'una prima di quelle imprese di Sassonia ch'ei moltiplicò poi in quasi tutta sua vita, tenne l'anno 773 il campo di marzo in Ginevra.