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Aggiornato: 4 luglio 2025


MASTRO ANTONIO. Vegní qua, digo: ché, se me guardi Dio, no fuziré in casa. PRUDENZIO. Aspetta parumper. Luzio, va' correndo; e portame la scuriata, ch'i par nostri non sono per intrare in palestra con li baiuli. MASTRO ANTONIO. Che balestre, che balestre, vecchio pazzo! MALFATTO. Oh! cosí fate! ve voglio bene, io. PRUDENZIO. A questo modo, mastro Antonio? che ve ho amato da patre!

E fu questo l'arrivo della siciliana flotta: onde sfavillò Pietro in volto, a vedere nel porto di Barcellona trenta galee, schierate in bell'ordine, dipinte intorno intorno con le armi d'Aragona e Sicilia, luccicanti di scudi e balestre, parate di bandiere, pennoncelli, tende di seta vermiglia su i castelli di poppa; che non s'era più vista, continua il d'Esclot, armata in migliore arredo.

Dopo la corsa al pallio vi fu combattimento di lancia e spada, senza punta e filo, tra varie coppie di disfidatori, e finalmente piantato il bersaglio, fu lecito a ciascuno il trarre ad esso dapprima colle balestre, poscia cogli archibugi, ottenendo i bersaglianti che coglievano in bianco il premio d'un cavalletto d'argento.

Così dicendo, il Falamonica trasse di tasca la corda di ricambio della sua balestra; l'annodò con quell'altra, che aveva avuto cura di spiccare dai due capi del suo strumento di guerra, e v'adattò in fondo il crocco, che era il gancio del martinello con cui si caricavano le balestre, e serviva a tender la corda fino a quel punto del fusto, o teniere, che dir si voglia, dove s'incoccava la freccia.

120 Di fango brutto, e molle d'acqua vanne tra il foco e i sassi e gli archi e le balestre, come andar suol tra le palustri canne de la nostra Mallea porco silvestre, che col petto, col grifo e con le zanne fa, dovunque si volge, ample finestre. Con lo scudo alto il Saracin sicuro ne vien sprezzando il ciel, non che quel muro.

Inoltre 500 spingarde, specie di grande balestre, schioppetti e polveri quanti più se ne potessero raccogliere, pali di ferro 300, zappe 3000, badili 4000, e finalmente un regalo di panni pel valore di diecimila ducati.

Ma non ci dilunghiamo dal nostro argomento. La notte è calata, notte buia e fredda, siccome si è detto, e gravida di tempesta. Giovanni di Trezzo e i suoi trecento fanti escono silenziosi dal battifolle di Pertica, sfilano leggieri a guisa di ombre davanti a quel pozzo, in cui, la mattina di quel medesimo giorno, aveva pigliato un bagno freddo il povero Falamonica. Spartiti in dieci bandiere, ognuna delle quali constava di trenta uomini, cioè a dire dieci balestre, dieci picche e dieci pavesi, i soldati di Don Giovanni di Trezzo (la dominazione aragonese nel reame di Napoli aveva gi

Ma però il Sinibuldi non mal s’apponeva. Lo sconosciuto era Nello de’ Fortebracci. Una forte inimicizia perdurava da qualche tempo fra le loro famiglie. Dopo che i cittadini, avvenuto il crudel fatto de’ Cancellieri, si videro spesso dalle torri con balestre e con pietre, e per le vie con stocchi e con spade venir fra loro a battaglia, accadde un giorno (così narrano le storie) che certi della parte Nera, cioè ser Fredi di messer Sozzofante, Bertino Niccolai, che guardava la fortezza del Pantano di messer Simone Cancellieri, e altri, stando in Pistoia presso alle case di messer Gherardo de’ Fortebracci e consorti, messer Gherardo li volle offendere perchè egli era nipote di quel nobile cavaliere, messer Bertino, ucciso poco fa dallo Zazzara, fratello del detto ser Fredi. Dalle parole misero mano alle spade, tantochè per quella rissa tutta la citt

Superata la porta, mancava a vincere la saracinesca: riprincipiava lo strazio, chè i Pugliesi traverso le fessure scagliavano dardi senza posa, e i Francesi non avevano balestre da rispondere; si arrovellavano intorno ai pali, e di così rabbiosi fendenti li colpivano, che dove non fossero stati foderati di rame, rotti in mille stiappe, avrebbero dato l'ingresso: ma il rame resisteva all'impeto; i vani conati accennavano quello essere disperato travaglio, che non poteva, se non con tempo e pena infinita, condursi a buon termine.

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