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Aggiornato: 14 giugno 2025


La signora Lisa viene sovente a trovar la madrina, ma non sempre il nostro turco... (è un nomignolo che abbiamo accollato a Grisostomo... sono io che gliel'ho dato: perchè una volta che sono andata al teatro che si cantava l'Italiana in Algeri c'era un brutto muso di turco con tanto di barba, che rassomigliava tutto tutto a lui...) non sempre e' gliela lascia vedere. Perchè nessuno, nessuno al mondo, può arrivare sino alla marchesa se il turco non ha data la sua licenza. E l'ho sentita io la signora marchesa dire alcune volte con rincrescimento: «È molto tempo che Lisa non è più venuta a trovarmi.» E quel birbaccio risponderle: «Gi

La guida mi svegliò dalla mia contemplazione e mi ricondusse all'albergo, dove il mio dispiacere di trovarmi in mezzo a gente sconosciuta fu per la prima volta mitigato dal fatto ch'eran tutti Europei, cristiani e vestiti come me. V'erano a tavola una ventina di persone, tra uomini e signore, di nazione diversa, che offrivano una bella immagine di quello strano incrociamento di famiglie e d'interessi che segue in quei paesi: un francese nato in Algeri, marito d'un'inglese di Gibilterra; uno spagnuolo di Gibilterra, marito della sorella d'un console portoghese della costa dell'Atlantico; un vecchio inglese con una figliuola nativa di Tangeri e una nipotina nativa d'Algeria; famiglie erranti da un continente all'altro, o sparpagliate sulle due coste, che parlano cinque lingue, e vivono met

De Andreini ora in Algeri. Il Cernuschi preso da smanie, non senza lacrime, e strappamento di capelli, cose tutte, che si addicono meglio agl'istrioni che agli uomini di stato propose il partito, che l'Assemblea cessata ogni difesa impossibile restava al posto, commettendo al Triumvirato la esecuzione del Decreto. Breve la discussione, gli approvatori molti.

La canzone della strega continuava, grave, come una canzone di Costantinopoli o di Algeri: ma i suonatori e i cantanti sogguardavano spesso i due signori della barca, intimiditi, mentre la musica, a poco a poco andava diventando più debole, più bassa, come scoraggiata dalla presenza di quegli estranei.

Egli poteva ben ripetere quello che un altro toscano, Filippo Pananti, reduce da Algeri, e ammaliato della franca affabilit

L'autore però, che non avea preso sul serio Tartarin, che lo aveva accompagnato con un benevolo sorriso di compatimento e con risate quasi di ammirazione dalla sua partenza per Algeri fino al trionfale ritorno in Tarascona assieme col famoso cammello che ha voluto seguirlo a ogni costo, commette lo sbaglio di accigliarsi, di sdegnarsi a ogni atto e a ogni parola di Numa Roumestan, e ha incaricato l'antipatica parigina, moglie di Roumestan, di far la parte di moralista.

C'eravamo tutti. Erano arrivati il giorno innanzi, per unirsi a noi, un vecchio amico dell'Incaricato d'affari, il signor Patxot, antico ministro di Spagna a Tangeri, e il signor Morteo, genovese, agente consolare d'Italia a Mazagan. C'era il medico della carovana, Miguerez, nativo di Algeri; un ricco moro; Mohamed-Ducali, suddito italiano, che accompagnava l'ambasciata in qualit

Giunto sui primi di giugno in Corfù, Ricciotti si affratellò coi Bandiera. La loro mente ondeggiava allora tra il fare e il non fare, tra il mantenersi a Corfù finchè tutte speranze d'azione non fossero dileguate e il ridursi immediatamente, poverissimi com'erano, in Algeri dove speravano trovare impiego. L'idea d'uno sbarco in Calabria era a ogni modo abbandonata, e le ragioni addotte dall'amico li avevano persuasi a promettere ch'essi non agirebbero mai senza il nostro consenso, e s'uniformerebbero alle condizioni d'un disegno più vasto dipendente dalle mosse dell'interno d'Italia. Le rivelazioni di Ricciotti intorno all'intento prefisso al suo viaggio e al punto dov'egli intendeva recarsi, ridestarono in essi il desiderio d'un'azione immediata ma il vecchio progetto s'era di tanto rimosso dall'animo loro, ch'essi non pensavano se non ad accompagnarsi all'amico. «Ho abbracciato Ricciotti mi scriveva, il 6 giugno, Attilio e si far

E nessuno diceva che quella sua rinunzia ad ogni fasto fosse ostentazione di modestia. Il Ximenes era stato sempre così. Vagheggiava alti disegni, di cui Ferdinando rideva; ma quel sant'uomo lo serviva ad ogni modo, per grande amore che portava alla gloria di Spagna. Di questa sua indole generosa diè prova in tre occasioni solenni: la prima, dichiarandosi apertamente per Ferdinando, quando Filippo d'Austria morì, e della vedova Giovanna non si poteva sperare che con pienezza d'intelletto e fermezza di mano tenesse le redini del governo: la seconda, facendo e guidando egli stesso la fortunata impresa di Orano e di Algeri, che fece strabiliare l'incredulo monarca, tanto ingrato e sconoscente da scrivere al Navarro, comandante militare della spedizione: "impedite al brav'uomo di tornare troppo presto in Ispagna; bisogna lasciargli consumare, quanto più si potr

Gli domandai s'era francese. , rispose. Son venuto da Algeri. Son qui da sette anni. Son capitano nell'esercito del Marocco. Non potendo fargli i miei complimenti, non risposi. C'est comme ça, continuò con un fare spigliato. Sono andato via da Algeri perchè non mi ci potevo più vedere. La vita all'europea non si confaceva alla mia indole. Sentivo bisogno di cangiar paese.

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