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Aggiornato: 24 giugno 2025
Si trova con le truppe del centro: resistenza, assai più che alle ali, aspra e accanita da parte degli austriaci; necessit
I grandi occhi cinerei di Vitaliana, allo sguardo sì lontano, sì profondo, sì serico, sì dolce e cristallino se venivan fuori dal vago infinito in cui sembravano immersi, dovunque si fissavano, facevan nascere dei gigli come racconta la leggenda degli occhi di Gesù. Si sarebbe detto che v'inondassero di foglie di rosa. Il desiderio prendeva le ali della preghiera!
Quattro colombe d'or con ali tese, in alto, tra le frange di Palmira, a invisibili fili eran sospese. Due dromedari, avendo in su la schiena, otri forati ed una campanella di fino argento sotto la mascella, spargean su' marmi essenza di verbena. In torno, i domitori-di-cavalli efebi, sollevando in tra le mani vasi che rendean suon come timballi, beveano salutando Eleabani.
Aprite, aprite le ali rosse dei vostri tetti, per volare con me verso il tuo battito forte, o Sicilia, nuovo cuore d'Italia, balzato fuori dal suo petto nello slancio delle conquiste!...
Rifacendo la strada pensavo alle delizie che il mondo m'offriva, ed alle misere condizioni che mi obbligavano a rinunziarvi. Io avevo le ali.... come i polli, che la natura ha forniti di questi organi che potrebbero innalzarli al disopra dell'uomo, ed essi si lasciano prendere bonariamente, e mettere allo spiedo!
E ora tu mi soffi nelle ali il respiro gemebondo e brontolante degli organi, per spaventarmi, per intenerirmi, per invischiare forse il mio cuore d'uccello?
... L'agile libellula dalle ali di raso veniami intorno precedendomi nel cammino. Dai pampini accarezzati dallo zeffiro, dalle festuche incurvate veniva languidamente un susurro dai fiorellini del prato un profumo. L'anima mia esalava l'amore. M'assisi. Dolce e melanconica cosa un tramonto autunnale e scorgere le prime stelle in cielo, e gli ultimi fiori nella siepe.... "Amo io davvero Ortensia?"
Volerò ancor più su. Ma cosa hanno mai le mie ali? Rabbia! Ho troppo caldo sotto le ali. Sono tutto bagnato. Su, su con forza! Ecco! Ecco il suono che volevo udire! E' il sole che tuba. Che piacere sentirlo! Le sue lunghe penne spandono ora una dolcissima volutt
Disciolto il vago sogno, esco pei campi sotto la neve e nella nebbia occulti, quasi occulto a me stesso o a me sol noto quanto basta per dir: son un che piango, Per il nudo deserto in ordin mesto mi seguono, lasciando dietro un solco di tristezza nel pian candido, i morti pensieri della vita e quei che all'alba del primo gioco giovanil sereni nunzi di glorie e fantasie di pace all'innocente cor disser le prime insidie e quelli che al maturo senso schiusero il mito delle eterne cose. E seguon lagrimando, angeli vinti nella breve battaglia intorno al vinto lor signore, le rotte ali strisciando alle ruvide spine. Escono al pianto nostro dalla socchiusa urna del Tempo l'Ore cadute, che passar nel regno della mia vita luminose o brune, e ognuna a ricordar alza la voce quel che gi
Con tutto ciò, è naturale, in quel vivaio di adoratori, Giacomo di Vharè fu il primo e il solo che arrivò a farsi notare dalla duchessina. Lalla scherzava sempre, era con tutti amabile e civettuola; ma, sicura del fatto suo, non ci pensava più che tanto a quelle farfalle che si bruciavano le ali attorno alla sua fiamma, o se ne occupava appena per contarle. Col marchese, invece, la cosa era ben diversa; con lui diventava seria, non era più motteggiatrice, chiacchierina, ma lo ascoltava attenta coi grandi occhi fissi. Il marchese di Vharè, a poco a poco, si abituava a quella bambina, cominciava a trovarsi bene con lei, ad accorgersi ch'ella avea molta intelligenza e molto spirito, e la stuzzicava a proposito del suo sentimentalismo di fanciulla bionda, e del suo clericalismo di duchessina legittimista, godendosi a sentirla ragionare così composta, così aggraziata, con la voce dolce, d'argento che accarezzava l'orecchio come una musica. A farle la corte non si provava nemmeno: gli pareva impossibile di poter riuscire interessante lui, non più giovane, a quel fiorellino pallido e delicato, che sbocciava allor allora, fragrante di soavit
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