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Aggiornato: 4 maggio 2025
Le mani son belle, e guai se non lo fossero, uscendo da quelle maniche così strette. Il volto è di contorno romano, ma con lineamenti raffinati, raddolciti dall'espressione moderna. Le sopracciglia son nere, diritte, segnate senza fiacchezza, ma altresì senza le esagerazioni del classicismo di seconda mano, e di sotto a quelle sopracciglia gli occhi grandi sfavillano nerissimi, circonfusi di una luce bianca azzurrognola. Nel naso profilato, nelle labbra di vermiglio pallido, sottili di forma e a mala pena incurvate sugli angoli, nel mento pieno e risentito, nella rotondezza eretta del collo, il moderno antropologo vedrebbe una grande fermezza di volont
Stava piegato, ma era naturalmente un poco curvo. Le sue spalle larghe e quadre si erano leggermente incurvate col peso degli anni; nullameno ognuno di quel popolo osannante avrebbe potuto ancora salirvi senza piegarle maggiormente. Garibaldi vi era montato per guadare un fiume rigonfio e lo avevano portato asciutto ed incolume all'altra riva.
Se il pregio d’una vita recisa potesse misurarsi al peso, ah, certo le nostre spalle si sarebbero incurvate, tutte le nostre ossa avrebbero ceduto sotto il carico. Giana. Così non si parla se non di un eroe. Una commozione virile trema nella voce del superstite. Gherardo Ismera. E non era un eroe?
Si drizzò, sentendo che le spalle gli si erano incurvate, e si guardò intorno con occhio sicuro. Perdere Loredana? Obbedire a sua madre? Tutto finito, tutto crollato? Parto col primo treno, promise a se stesso. Arrivo a Sirmione, prendo Loredana e questa sera saremo lontani e sicuri. Qualunque cosa, piuttosto di perderla.
Alto, magro, con le spalle incurvate, con una gran barba grigiastra e incolta pel cui pelo intricato or si disseminavano le briciole del pane e le gocce del brodo untuoso, con orribili mani dalle dita nodose e lunghe che parevano artigli, mal vestito, tutto chiuso in un vecchio cappotto stinto e rattoppato il cui bavero che un tempo era stato ornato di pelo marrone or ne serbava solo quattro o cinque ignobili ciuffetti, il mio compagno di ufficio de Laurenzi, un uomo sui sessanta anni suonati, incarnava pittorescamente la pietosa straccioneria del travettismo.
... L'agile libellula dalle ali di raso veniami intorno precedendomi nel cammino. Dai pampini accarezzati dallo zeffiro, dalle festuche incurvate veniva languidamente un susurro dai fiorellini del prato un profumo. L'anima mia esalava l'amore. M'assisi. Dolce e melanconica cosa un tramonto autunnale e scorgere le prime stelle in cielo, e gli ultimi fiori nella siepe.... "Amo io davvero Ortensia?"
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