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Aggiornato: 13 maggio 2025


Il giovine che, quella mattina, stava a contemplare il nascer del sole, era Damiano. Alcune stille di rugiada, cadendo sopra di lui dalle nodose braccia dell'albero a cui s'appoggiava, non lo riscotevano dalla sua muta contemplazione: la serenit

Ma certo, Gerastule, Gerastule lepidule, voi stesso vi lacèssite d'ingiuria, chiamandovi decrepito, che per la Dio mercé non mi parete di quaranta anni. PANURGO. L'aria di Napoli è cosí sottile che nasconde gli anni alle persone. NARTICOFORO. Mi scrivevate aver i piedi obsessi da nodose podagre; or veggio che gli avete scarni e delicatuli.

Alto, magro, con le spalle incurvate, con una gran barba grigiastra e incolta pel cui pelo intricato or si disseminavano le briciole del pane e le gocce del brodo untuoso, con orribili mani dalle dita nodose e lunghe che parevano artigli, mal vestito, tutto chiuso in un vecchio cappotto stinto e rattoppato il cui bavero che un tempo era stato ornato di pelo marrone or ne serbava solo quattro o cinque ignobili ciuffetti, il mio compagno di ufficio de Laurenzi, un uomo sui sessanta anni suonati, incarnava pittorescamente la pietosa straccioneria del travettismo.

Aveva un fidanzato e lo avrebbe sposato tranquillamente e senza ribellioni. Era un negoziante di uva, alto, ossuto, coi pomelli sporgenti, di un rosso affogato nel bruno, con tutta la faccia color mattone, bruciata dal sole, la barba nera, gli occhi neri, vivaci ed incavernati, le dita nodose. Aveva diciotto anni più della sua fidanzata, il che si usa laggiù.

Le vesti in cenci lor cadean da’ fianchi, avean nodose mani e scarni volti, e labbra ansanti, come di chi manchi. Col gesto d’una belva che si sazia bevevano alla dolce fonte umana generatrice di forza e di grazia. E più scendea per vene sitibonde il tesoro di vita, e più nel cuore della Sognante rifluiva in onde dense di succhi, turgide d’amore. La vita.

Sente il superbo Vïator quell'ampia Solitudin di cose; e al tanto aspetto De l'eterna rival l'animo esalta, Come rubusto ed animoso atleta, Che pronto e fiero in sul diviso aringo L'avversario mirando a lui di fronte Qual fondato edificio alzar le membra Valide e salde e provocar l'assalto, Ne l'impavido cor crescer più sente L'anima avvezza; agli allenati fianchi Batte le palme; le nodose braccia Brandisce, e, ardente di slanciarsi il primo, Vibra a l'aure sonanti il pugno e il grido. Precorreva l'Eroe gli anni; ed al volo Di splendide speranze il cor donando Nuovi trïonfi del Pensier vedea Su l'immensa natura; e: Verr

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