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Aggiornato: 23 ottobre 2025
Non perdette di vista la villa fin che si accesero i lumi alle finestre; in una di queste la luce non si moveva mai, ed era sicuramente la camera di Cristina inferma. E di che male era inferma la creatura adorata?
Se lo credo! Ma mi fai pensare agli impicci, adorata creatura. Mi fai pensare che bisogner
Alle gioie domestiche di mastro Jacopo avevano preso parte moltissimi, in Arezzo, e si potrebbe aggiungere tutti gli abitanti della contrada. Mastro Jacopo era universalmente stimato; la sua figliuola era universalmente amata, anzi per dirla con una iperbole tutta nostrana, adorata. Figuratevi che davanti all'uscio di casa erano stati piantati degli alberi inghirlandati di fiori.
Questi badava alle noie della vita comune; l'altro seguiva il corso vagabondo de' suoi tristi pensieri, che lo riconducevano ad ogni istante nel chiostro del Duomo Vecchio di Arezzo, dove egli aveva pregato sulla tomba di Fiordalisa. L'immagine della donna adorata rompeva qualche volta il suggello del sepolcro e veniva a intrattenersi con lui.
Pasquale Paoli esigliò in Inghilterra nel 1769 e Sampieri trovò una morte gloriosa sui campi di battaglia. Il conte milanese morendo abbandonava per sempre una moglie adorata e due figli ancor di giovane et
Ripensò, quella notte, all'idea della fuga, balenatagli così di repente; e più vi pensava e più gli pareva buona. La signora De Carolis non avrebbe osato nulla contro la figlia adorata; Adolfo avrebbe trovato una consolazione nel pensiero che una fanciulla capace di scappar col conte Vagli non era degna di lui.... Infine, la cosa si sarebbe saputa da pochi, malamente, e si sarebbe sminuita, polverizzata per così dire, nel classico pettegolezzo veneziano. Filippo trovava l'onest
«Furono le ultime parole di Goffredo Rudel, che poco stante, felicissimo nella morte, com'era stato infelicissimo in vita, esalava lo spirito tra le braccia della donna adorata. La quale compose la salma di lui in una ricca ed onorevole sepoltura di porfido, su cui fece intagliare alcuni versi in lingua arabica, a ricordo di un così grande amatore.
Ora l'ho addormentata.... Ma, tu partirai, Cesare, non è vero?... È l'alba.... Mancano tre ore all'alba. Non mandarmi via, adorata, pregò Cesare, trovando la donna nell'ombra, e abbracciandola come avesse temuto di non più rivederla.
Rivedevo, in quella bionda e pallida figura, mia madre, mia madre adorata, morta quando io nulla ancora potevo intendere della vita e delle sue tragedie, dei suoi profondi dolori, delle orribili amarezze che vi invecchiano di colpo e vi abbandonano, disfatti, al tedio o alla disperazione. Sì, rivedevo mia madre, in costei. Era il suo profilo puro e dolce, erano i suoi capelli d'oro che io amavo di carezzare, erano i suoi grandi occhi chiari, d'un azzurro grigiastro, pieni di lume e di dolore. E la voce! La voce ch'era rimasta nel mio orecchio da quel tempo della mia infanzia, in cui la udivo suonare melodiosa e pur breve nella triste solitudine della mia casa. Sì, sì: a che varrebbe nasconderlo? Tutto, ora, tutto ricordavo. Ricordavo che un giorno mio padre, silenzioso, mi prese per mano e mi condusse nella camera ove mia madre moriva. Da tanto tempo non m'avevano lasciato vedere mia madre! Come era bianca nel suo letto, come le sue mani sottili tremavano sulla mia testa! Che mi disse? Balbettava parole che io non potetti comprendere. Oh, Dio, Dio! E pure erano le ultime sue! E poi mio padre, che a un punto disse: Basta! con la sua voce cupa, quasi irritata. Mi parve un sogno. E poi tutto finì. Mi trovai solo con mio padre, in un'altra casa, in campagna, molto lontano dalla citt
La solitudine con la donna adorata, la fulgida prospettiva del piacere, fors'anche il pensiero d'aver condotto a termine quell'odiosa cerimonia, rianimarono Paolo: egli prese affettuosamente la mano di Fulvia e la trasse alle labbra. Ma sentendola agitata da quel tremito nervoso che prima aveva gi
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