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Non le diremo niente! Caaro da Dio! strillava anche la padrona, credete che io mi accontenterei di dividere? Pas du tout, mon cher! Allons! Allons! E siccome l'altro, spinto fin sull'uscio, voleva ancora fermarsi, la Schönfeld, coll'accappatoio tutto aperto, svolazzante, prese il piumino della cipria e passandolo sul naso e sulla faccia del Casalbara, lo fece scappare nel salotto.

Ma il mondo che circondava i Casalbara era troppo lontano dalla Schönfeld per potersene interessare: le chiacchiere del contessone non potevano far danno alla duchessa.

Bêtise.... Bêtise! grazie del complimento! borbottò il Casalbara stizzito. Io non ho mai commesso bêtises e ho sempre pensato molto prima di... agire! La Schönfeld sospirò; levò gli occhi al cielo. Mon Dieu! Mon Dieu! Poi gli prese una mano, l'affondò premendola sul petto abbondantissimo ma cedevole, e cominciò a guardarlo, a fissarlo, finchè gli occhi si inumidirono, si gonfiarono di lacrime.

Dirai al signor Laner esclamò rivolgendosi alla Gioconda che non venga a mezzogiorno, se mi vuol trovare. Venga dopo le quattro. A mezzogiorno ho una lezione. Dalla signora Schönfeld? domandò la cuoca, succhiando gli acini d'uva passa che andava scegliendo fra le briciole, sul piatto del panettone. Nora non rispose: non voleva rendere tanti conti.

Ma la sera, seppe poi da Taddeo, venuto, al solito, per le notizie, che Evelina aveva avuto una gran lite col colonnello. E anche.... colla signora.... Eleonora? La signorina Nora era fuori. Sta fuori tutto il giorno colla contessa Schönfeld, per le spese del matrimonio: vestiti, cappellini, biancheria.... Il povero Laner, quella sera, stentò assai a pigliare sonno.

Il Casalbara, diventato violetto, soffocava.... Era stata l'impressione del primo momento; poi ricominciò a respirare e ripigliò il canto, sebbene colla voce più tremula e più sottile: "Torna, caro ideal, torna un istante A sorridermi ancora...." Quando il Casalbara andò dalla Schönfeld, anche questa era appena alzata: fu ricevuto nella camera da letto, dove la cantante stava pettinandosi.

In quel punto la portina si aprì pian piano.... i due si voltarono. Eleonora entrò nel salotto.... Ma appena veduto il Casalbara, per la commozione, per la confusione stessa della gioia e della verecondia, si buttò con tutto l'impeto fra le braccia della Schönfeld, nascondendo la faccia, timida, pudibonda, contro la faccia dell'amica.

Aveva fissato colla Schönfeld, la sua grande confidente del momento, che in tutti quei giorni sarebbe andata da lei dalle dodici alle tre per ripassare la Carmen. Ma questo non era altro che un pretesto, un piano prestabilito. In uno di quei giorni ci doveva essere anche la visita dei due delle passeggiate, e allora, come per caso, sarebbe stata fatta la famosa presentazione. !

Perchè santo Iddio? Perchè? E il Casalbara continuava a fare l'ingenuo, il modesto. Lei può vantarsi d'averla stregata, quella povera ragazza. Vous l'avez ensorcelée! Niente affatto, parola d'onore! Ma la cameriera continuava a minacciarlo col pettine, e la padrona colle occhiatacce. Vous êtes un malin! esclamò in fine la Schönfeld, alzandosi di colpo. Andate ad aspettarmi nel salotto.

Il giovane la guardò, colpito da tanta freddezza, e le disse con più calma, col tono risoluto di chi s'impone e ha diritto d'imporsi: Ti proibisco, intendi bene, ti proibisco d'ora in poi, di mettere i piedi in casa della Schönfeld.