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L’acqua esalava un profumo sottile che si mesceva nell’aria col profumo della cipria. L’esalazione aveva in qualche cosa di carnale.

Chi poteva mettere insieme, non cerchiamo come, i quattrini all’uopo, anche castigando lo stomaco voleva per la propria moglie, per le figliuole gli abiti più eletti e l’indispensabile parrucchiere coi relativi arnesi⁴³². Cipria a profusione copriva toupets e chignons, patrimonio festivo delle donne civili; andriennes e scarpettine seriche ne completavano il costume. ⁴³² Meli, Poesie, pp. 89-90.

Le veniva innanzi agli occhi della mente la visione della sua casetta bianca nel campiello solitario; e la mamma che ogni mattina entrava a chiederle che cosa desiderasse per colazione; poi la mamma usciva, andava per la spesa, e, tornata, preparava la colazione per la figliuola, che con una vestaglia bianca e lunga, raccoglieva intanto i capelli intorno alla testa e si guardava nello specchio e si dava un po' di cipria e si sorrideva.

Il sole dell'estate di San Martino scendeva per la finestra; e nella luce vagava un profumo di cipria o d'essenza che io non seppi riconoscere. Qual'è, ora, il tuo profumo? le domandai. Ella rispose: Crab-apple. Io soggiunsi: Mi piace.

La loro bellezza non era quella che avrebbe innamorato un amante della natura, poichè la cipria nascondeva i loro capelli, il belletto ed il bianco coprivano le loro guancie d'un leggiero strato come di vernice, le labbra erano ravvivate dal minio, le ciglia, gli occhi, tutto era dipinto; i fianchi erano artificiali.

Nel 1777 un ingegnere della marina francese li trovò armati di spadini: il ciabattino dal grembiule di cuoio e dal sudicio vestito; il parrucchiere dal sacco pieno di cipria. Inoltre qualunque artigiano, uscendo di casa nel costume proprio del mestiere, andava armato d’un’ampia e vecchia parrucca, sovente d’un paio d’occhiali inforcati sul naso³⁹.

Voleva segnare quell'ammasso di capelli coperti di cipria, in cui si frammischiavano fiori e gemme, e involontariamente invece sulla tela ondeggiavano delle chiome bionde sciolte, naturali, che cadevano su d'una veste candida e baciavano una guancia bianca, diafana. La figura che appariva sul quadro era ideale, angelica, bella come un sogno di poeta, con due occhi celesti che ignoravano la terra.

La matrona, conosciuta in arte sotto il nome di Carlotta Rossetti, levatrice approvata, infarinò rapidamente con la cipria il corpicciuolo umido e viscoso della bambina, e la presentò in tutta la sua seducente nudit

E tu, che passi e non mi guardi, rapida, inguainata nella nera tunica, avvolto il collo nel tuo boa di martora, che, pari a un serpe flessile e contrattile, t’accarezza, ti bacia e t’assomiglia!... Ne’ tuoi capelli bene si dissimula qualche filo d’argento, sotto il morbido tòcco a turbante. Hai messo un vel di cipria a nasconder le prime ombre del tempo sul volto.

Eravamo seduti così presso, alla tavola del «trente et quarante», che un sottile velo di cipria, staccandosi dal suo braccio seminudo, impolverava leggermente la mia manica nera. Giocava con febbre, giocava con irritazione, spingendo sul tavoliere, ad ogni colpo, senza nemmeno contarli, grossi mucchi di gettoni e di denaro.