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Aggiornato: 26 giugno 2025


Cioè, io ho avuto l'onore di conoscere dalla contessa Edita Schönfeld, una signorina di questo nome: Ma.... non era sua figlia, mi pare; era soltanto sua nipote. Signor duca! Sappia che le mie nipoti diventano mie figlie quando hanno bisogno di un padre!... Io ho conosciuto appena la signorina Eleonora, e.... non capisco. Che cosa vuol dire?

E se non si facevano vedere?... Sapevano che quel giorno essa doveva andare dalla Schönfeld e forse ci sarebbero capitati, per farsi presentare. E se non si facevano vedere in istrada, dalla Schönfeld?... Se non si facevano veder più? Questo è impossibile! rispose Nora a stessa, tuffando una gran fetta di panettone in una piccola tazza di caffè e latte.

Pietro Laner, riandando confusamente, come in sogno, tutto il suo passato, era arrivato al numero 27 di piazza Cavour, la casa della Schönfeld. Egli, certo, non avrebbe saputo rispondere a tutte queste domande. In quel momento non vedeva più che Nora, la sua Nori! Si era placata anche la fame.

Non vedeva più che Nora, la sua Nori; Nora che lo amava e che lo avrebbe salvato. La signora Schönfeld, dove sta? domandò Pietro Laner alla portinaia del numero 27. Scala grande, terzo piano, l'uscio a sinistra. Il giovanotto salì lentamente, cacciando fuori il capo, per guardare nel vano il giro ampio della ringhiera e ripetendo fra : terzo piano, scala grande, l'uscio a sinistra.

E nella poesia della giovane donna, così innamorata, sempre innamorata del vecchio e grande patriotta, al punto di voler essere la sua sola infermiera, al punto di voler raccogliere lei sola, tutti lei, gli ultimi palpiti di quel gran cuore; veniva affatto dimenticata la signorina Cantasirena, la maestrina di canto e di pianoforte, l'amica della Schönfeld.... venivano dimenticate le avventure campestri di Casalbara.

Nora si tirò in fondo, proprio in un canto, dentro il vano della finestra, e chiamò con un invito degli occhi e con un cenno del capo anche il Casalbara: lo fissò colle pupille lucenti, e gli parlò, vicino vicino, a voce sommessa, perchè la Schönfeld, caso mai ascoltasse dietro l'uscio, non potesse sentir niente. .... Finalmente!... Era lui!... lo rivedeva.... Era .... Gli poteva parlare!

Sai, continuava Nora con certe risatine caustiche e ciniche, in cui si rivelava ancora la figliuola dello zio Matteo in guerra coi Tirolesi e la maestra di canto e di pianoforte, la maestra della Schönfeld alla caccia di lezioni.... e di mariti..... Sai, gli affari della Cisalpina, adesso che hanno fatto venire un'Eccellenza, andranno a rotta di collo!

Prima si spolverò le scarpe col fazzoletto, si abbottonò il paltò, si aggiustò la cravatta, tirò fuori i guanti, si levò gli occhiali per ripulirli, poi tornò a rimirare il bottone del campanello.... ma invece di toccarlo, sospirò. Se l'andare lui dalla Schönfeld a cercar di Nora, non fosse stato assolutamente "come si deve?" Se poi Nora si fosse arrabbiata?

Sei stata dalla Schönfeld? le domandò dopo un momento Cantasirena. . E la fanciulla seccata, imbronciata, non volendo più parlar con nessuno, si ritirò, si rannicchiò ancora di più nel suo cantuccio. Hai visto Pietro Laner? Nora rispose con un'alzata di spalle, e perchè capissero di lasciarla in pace, prese dispettosamente un libro ch'era vicino e finse di leggere.

Io che resterò qui sola, sempre sola.... Io che non ho nessuno.... nessuno! Evelina sospirò e si asciugò le lacrime con una mano. Era commossa e piangeva, piangeva davvero; ma pure pensava, sotto quelle lacrime, pensava in fondo al cuor suo che Pietro Laner, aspettando Nora sulla porta della Schönfeld, avrebbe forse potuto vedere o scoprire qualche cosa di nuovo....

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