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Sia lode al cielo! esclamavano fanciulli e mogli. Ben venga! esclamavano assai spose contente. Ma, oh Dio! per Eleonora non v'era saluto bacio. Ella di qua, di cercò tutto l'esercito, dimandò tutti i nomi. Accorse precipitosa la madre. O Dio, misericordia! Che hai, che t'avvenne, figlia mia cara? E se la serrò fra le braccia. O madre, madre! È perduto, è morto.

Al nome della duchessa, Pio Calca si placava, e prendendo Monsignore a braccetto gli faceva le sue confidenze. Ecco.... trattandosi della duchessa Eleonora e lo cantava anche lui il bel nome, in voce di falsetto rinuncerei volentieri.... anche alla Camera.

Allora, chetamente, essa ritornò in giardino, salì sul terrazzo e a quanti le domandavano della duchessa Eleonora rispondeva d'averla lasciata di sopra col dottor Foresti, presso il duca un po' indisposto. E girando le sale, fece intanto le sue piccole provviste di sigarette per , e anche di sigari per suo marito.

Era stato tutto così improvviso, così strano, così incredibile! Cominciava soltanto allora a capire, a persuadersi, a sentire tutta la gioia di quella gran fortuna. Si fregava le mani, rideva. Che angelo, quella sua Eleonora cara! Non più nemici! Non più inquietudini, e la "Cisalpina" a gonfie vele, col nome del Casalbara sui grandi manifesti!

Non ti domando più che una parola.... sola.... Di colpo si spense il lume: il Casalbara non vide, non udì più nulla. Allora, sempre colla fronte appoggiata ai vetri si mise a piangere, silenziosamente. A poco a poco il freddo gli penetrò nelle ossa.... e col freddo il timore di risvegliare Eleonora co' suoi singhiozzi.

Per quanto inebetito, per quanto la simulazione di Nora fosse sapiente, inebriante, tuttavia, anche se egli non capiva, sentiva che era sempre la "nuova" duchessa Eleonora che amava il vecchio duca di Casalbara; e in ogni modo, fosse stato anche vero e sincero nella giovane donna quel raro caso d'innamoramento, non poteva tuttavia aver avuto per origine naturale ed onesta altro che la gratitudine, non poteva essere tenuto vivo altro che dai continui doni, dal continuo sfarzo, dai continui divertimenti.

Nora, intanto, si era messo il cappellino, i guanti, ed era pronta per uscire. Venite! mormorò fremente di collera lo zio Matteo. Datemi il braccio! e aggiunse a mezza voce: Svergognata! Il Casalbara fece un altro passo, come per avvicinarsi: poi si fermò. Signorina Eleonora, io... e non disse più niente. Che poteva offrire? Che poteva promettere?

Poi chinò il capo e discese. Ma perchè la chiamano Baby? pensava: Eleonora è così un bel nome! Quando ripassò dal Ponte delle Navi per tornarsene a casa, s'incontrò in una carrozza a due cavalli che saliva al trotto. C'era dentro una signora, dell'altra gente, e tutti avevano in mano mazzi e canestri di fiori. Certo ritornavano dalla fiera.

Gli promise che gli avrebbe mandato subito uno de' suoi migliori operai e che in un paio di giorni gli avrebbe rimesso tutto a nuovo. E Matteo Cantasirena, sorridente, bonario, godeva a perdersi in chiacchiere con quel brav'uomo e gli domandava il prezzo, l'ultimo prezzo di un salottino "completo" che voleva regalare a Eleonora per la sua festa.

Eleonora!... Eleonora! esclamava colla voce bassa, ma vibrata. Perchè così?... Perchè hai fatto così?... Sei troppo cattiva!... Non ti credevo così!... Apri!... Apri!... Non facciamo scandali! Non facciamo scene! E s'infuriava perchè non otteneva alcuna risposta, e scrollava forte le portine per riuscire ad aprirle. Te lo comando! Apri! Sono tuo marito! Rispondi almeno!