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Perchè come tu intendi el desiderio nostro è grandissimo de intender i progressi del sopradicto illustrissimo signor et ogni occorrentia in quello exercito et in quelle parte sarai solecito et diligente in darne solicito et continuo avixo de ogni cossa che tu vedrai al dirai et intenderai cussì del numero de la zente come de i pensieri e desegni e de i cammini de lo exercito del sopradicto signor et brevemente de ogni cossa che raxonevolmente tu possi intender la noticia sua esserne grata; et non sparagnar spexa fatica, pericolo de messi, replicando per ogni via possibile che da ti habbiamo spesse lettere et avixi.

È bella cosa, è ver dicea Dodone, ma quando intendi il mondo vada male, so che il tacere è cosa da poltrone, e de' corregger l'uom per quanto vale. So ch'oggi una bagascia è la ragione, ché l'avete mandata all'ospedale per soggezione, e con rispetti umani e finte indifferenze e baciamani.

NEPITA. Voglio che ti scalzi i guanti, vadi a lavar le scudelle, a nettar le pignate, a vôtar i destri e a far gli altri servigi di casa, intendi? ESSANDRO. Cleria padrona mi ha invitata per i suoi servigi. NEPITA. Son scuse tue. T'arai data la posta con qualche famigliaccio da stalla e or lo vai a trovar cosí mattino. ESSANDRO. Misuri gli altri con la tua misura.

Che intendi tu per buon uso? Saprò che nome porta una bella signora che mi ha colpito, come si ama sapere il titolo di una bella incisione, ammirata avanti lettera; non ti sembra abbastanza platonico? Quand'è così, non ho niente a ridire. Avresti tu cangiato il vizio, per avventura?

T'amo, t'ho amato sempre, sono stata sempre tua, sconto con quest'inferno un minuto di debolezza, intendi?, un minuto di debolezza.... È la verit

FULVIA. Dunque, piú non mi ama? SAMIA. te ama ti stima. FULVIA. Cosí credi? SAMIA. Ne son certa. FULVIA. Lassa me! che odo io? SAMIA. Tu intendi. FULVIA. E di me non ti domandò? SAMIA. Anzi, disse non saper chi tu fussi. FULVIA. Dunque, m'ha dismenticata? SAMIA. Se non te odia pur, bene ne vai. FULVIA. Ahi cieli avversi! Certo, or cognosco lui spietato e me misera.

Che cosa è accaduto? Nulla... Nulla... e alla Nena le girava intorno tutta la stanza, le si piegavano le ginocchia, le pareva di soffocare, di morire. Maria indovinò, lesse su quella faccia alterata, stravolta, che Lalla doveva correre qualche pericolo: e Sono sua madre, intendi? Sono sua madre!... gridò alla Nena scotendola. Rispondi, subito: che cosa è successo? Nulla!...

Quanto piú segni mi dái, men t'intendo. PEDOLITRO. Che parlo arabico o tartaresco? Fai della stordita, per non accettar la veritá. CLERIA. Fai tu del cattivo, per farmi accettare il falso. PEDOLITRO. Non m'hai servito duo mesi in casa di Pandolfo in Vineggia, quando cadei infermo duo anni sono? CLERIA. O Dio, che ascolto! PEDOLITRO. Dico che tu sei Sofia, intendi? a chi dico io?

Ma io non cerco di farmi perdonare. So che il perdono è impossibile, che l'oblio è impossibile. So che non c'è scampo. Intendi? Volevo soltanto farmi perdonare da te i baci che ho presi da tua madre.... Ancora era sommessa la sua voce, debolissima, e pure lacerante come un grido acuto e iterato.

Cosi` 'l maestro; e io <<Alcun compenso>>, dissi lui, <<trova che 'l tempo non passi perduto>>. Ed elli: <<Vedi ch'a cio` penso>>. <<Figliuol mio, dentro da cotesti sassi>>, comincio` poi a dir, <<son tre cerchietti di grado in grado, come que' che lassi. Tutti son pien di spirti maladetti; ma perche' poi ti basti pur la vista, intendi come e perche' son costretti.