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Poi, traendosi dietro la sorellina, attraversò la via, aprì la porticina di un basso e ne trasse fuori un cestino ed un banchetto: Fortuna le portò il banchetto, riattraversarono la strada, ritornarono al loro posto, sul marciapiede.

E così conversando tra loro, gli Attori sgombreranno il palcoscenico, parte escendo dalla porticina in fondo, parte rientrando nei loro camerini. Il sipario rester

La porticina in fondo del brolo, che mette ai campi, sia sempre aperta di giorno e di notteIl matrimonio che doveva aver luogo in novembre fu rimandato di comune accordo a tempo più opportuno. C’era pericolo imminente da ogni parte.

Addio, Ferrante ella disse, glacialmente. Addio, amore egli disse, glacialmente. E si allontanò, nella notte. La porticina si richiuse subito. In ambedue, la grande fiamma era spenta. A Enrico Nencioni. Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.

In quel paesaggio squallido, non più velato dalle folte piante e dai rosai, la Querciaia mi apparve colla sua strana architettura multiforme di rôcca e di convento insieme. Feci fermare dinanzi alla porticina del padiglione che mi venne aperta da mio cugino in persona. Voi! esclamò, e nessuna parola potrebbe esprimere ciò che vi era di sovrumano nel suo accento e nel suo sguardo.

Ma ora ella si liberava dallo scialle, lo raccoglieva sul braccio e gli si rivelava, immobile, ritta di faccia a lui, e muta, e tutta illuminata dalla fronte al petto. Allora l'uomo esclamò: Gue'! Letizia!... Ah, tu sei, dunque? E voltandosi a una porticina socchiusa, dietro la quale borbottava una vecchia voce femminile, annunziò: È Letizia di Riva Casilina... Letiziella... Quella del furiere...

Quando in seguito all'insistenza di M. de Pantantrac, le monache aprirono la porticina attenente al portone, per introdurre la protetta del marchese, Muzio, coll'agilit

Come le carrozze si fermarono dinanzi alla porticina della casa in costruzione, e ne cominciarono a discendere i padrini col fascio delle sciabole avvolte in un vecchio panno verdastro di tavolo da giuoco, la comitiva raccolta nel Caffè della Stazione, in fondo alla piazza dirimpetto, si agitò. Eccoli!... Eccoli ! Ci sono tutti? chiese il Monterani. Manca ancora il marchese.

Vi entrò camminando con precauzione fra rottami d'ogni sorta e s'arrestò, pochi minuti, dopo dinanzi ad una porticina ferrata e bassa. Tese l'orecchio: al di fuori s'udiva brontolare il tuono e ruggire il vento sotto le grandi foreste e nel sotterraneo s'udivano le bestemmie e i lamenti del prigioniero. Un satanico sorriso apparve sulle labbra dello sceicco.

Nella quinta camerata entrammo il 27 giugno 1898. È al primo piano. Vi si sale curvando la testa nel buco di un enorme cancello di ferro, la cui porticina è aperta e chiusa a chiave a ogni passaggio di forzati e di reclusi da un cerbero negli abiti di guardia carceraria. Col piede nell'antiporto che mette nell'intimit