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Nella quinta camerata entrammo il 27 giugno 1898. È al primo piano. Vi si sale curvando la testa nel buco di un enorme cancello di ferro, la cui porticina è aperta e chiusa a chiave a ogni passaggio di forzati e di reclusi da un cerbero negli abiti di guardia carceraria. Col piede nell'antiporto che mette nell'intimit

Il conte cadde nel laccio. Con voce debolissima, curvando addolorato il capo. Lo farò, te lo giuro, rispose. Era una confessione, Adriana mandò un grido straziante. Ah! non mentiva adunque, Diego: oh! che infamia, figlia... di una spia... moglie di un miserabile... Dio... Dio... che ho fatto per punirmi così!...

Si può inchinare la novella Eccellenza, prese a dire tenendosi fra il brioso ed il serio e facendo per altro cenno di rispetto curvando la schiena. Poffare! sei tu che mi vieni con queste nonnate? a banda gli scherzi; appunto aveva bisogno di te: tu mi lasci negli impicci.... Per.... sclamò Bruto rassicurato che almeno in apparenza il potente non voleva omaggi.

Aveva le guance rosee e il seno ansante, strappò gli ultimi accordi col tintinnio dei braccialetti, curvando, protesa sulla tastiera, la personcina flessuosa, scintillante di jais, poi, fra gli applausi de' suoi caldi ammiratori, si voltò verso Andrea, girando sullo sgabellino: E così? esclamò ridendo; il nostro benamato cugino, non ha potuto resistere, e ha smesso il broncio? Sa, ha fatto bene a venire. Sono forse gli ultimi giorni che rimango in questo eremo, ameno , ma noioso alquanto!... Lo zio Pancrazio sta male assai, e se succedesse una disgrazia, andrei probabilmente a finire l'autunno a Navaledo... Povero Santasillia, continuò poi con un'aria leggermente canzonatoria, rimarr

La risoluzione di resistere, presa dal Governo romano, fu lodevolissima e degna d'un popolo che risorge alla vita dei liberi. Forti, o deboli, picchiar sempre i prepotenti stranieri, e picchiando si ottengono sempre migliori risultati, che curvando il collo al giogo. Almeno si scansa il sogghigno di disprezzo, che più del ferro colpisce gli umili calpestati.

«Tuo padre, che ti bacia, Buon padre! mormorò Don Pietro, commosso. E rese la lettera al dottore, che fece l'atto di voltarsi da fianco, per rimetterla al suo posto. No, no! disse Gino, con quel suo filo di voce. Il dottore comprese il gesto delle labbra, più che non udisse la parola. Avete detto di no? chiese egli, curvando la testa più presso al ferito. Nel cappotto no; rispose Gino.

La cagnuola s'avanzò lentamente alla chiamata della padrona; la quale, curvando più che le venisse fatto la testa, le faceva quella sua smorfia grinzosa che equivaleva un sorriso.

Gl'interpreti ci spiegarono che voleva dire: alla mia amante che è bella come se fosse dipinta; cosa strana per gente che non solo ha in orrore la pittura di figura, ma non ne ha neppure un'idea chiara. I due ragazzi fecero una carica insieme gridando: Largo ai fratelli! e spararono in terra curvando la testa fin quasi a toccare la sella.