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Addio, Ferrante ella disse, glacialmente. Addio, amore egli disse, glacialmente. E si allontanò, nella notte. La porticina si richiuse subito. In ambedue, la grande fiamma era spenta. A Enrico Nencioni. Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.

E pure confesso per fui preso da quel minuto d'irresolutezza che può far passare anche un provetto per un ingenuo. Ha un cerino, per caso? disse la ragazza in camicia, che aveva passata e ripassata la punta della lingua sulla Satin della sigaretta S'accomodi, intanto: si metta a sedere. Sa, ce ne sono delle altre. Si voltò a dietro e chiamò: Chiarina! Armida! Ida! La romana!

Chiarina mi disse che alla pazza non avevano trovato nulla addosso, infuori d'un piccolo e logoro portafogli nel quale erano due o tre soldi e, avvolto in un biglietto del lotto, un bel ricciolo di capelli biondi che somigliavano tanto a quelli della Virginia.

Letizia si coperse la faccia. Cessò il borbottìo dietro l'uscio socchiuso. E la voce senile, mentre l'uomo riponeva il lume sulla mensa dalla quale s'era levato, rispose: Buona sera... Ora vengo. È Chiarina disse l'uomo, e sedette daccapo alla tavola Ha le gambe enfiate, con rispetto, e le unge con una pomata che si vende a Napoli. Ha un'emicrania da cavallo, per giunta... Additò una seggiola.

S'è chiusa dentro disse Chiarina, che guardava pel buco della serratura. E si mise a picchiare anche lei. Che volete? Chi volete? Riconobbi la voce aspra, incollerita della vecchia. Aprite! C'è un signore! Virginia non riceve! urlò la vecchia, di dentro. Ma cerca di voi! Vuol vedervi! È il vostro innamorato! Cristo! fece il donnone, intervenendo V'ho detto via! Via tutte!

Mettiti a sedere... Vuoi crescere? Vi devo parlare disse Letizia. Be'... Dunque siedi. Che mi dici? E il furiere che fa? M'ha lasciata. Il furiere?... e con la mano spiegata l'uomo percosse la tavola Possibile? Hai sentito, Chiarina?... e si girò sulla seggiola, e si voltò a parlare forte all'uscio socchiuso Dice che il furiere l'ha lasciata... Vengo... ripetette la voce.

che in dialetto diventano: «venga al suo ritorno la tremarella al sole». Il passo di Dante, in cui Paolo e Francesca narrano che leggevano la storia di Lancillotto e di Ginevra, fu tradotto «noi leggevamo un giorno la bella storia di Chiarina e di Tamante» che è una canzone côrsa, diffusa per tutta Italia, e che si vende, stampata su foglio volante, su tutti i muriccioli. «Che cosa direbbero mai Dante e Silvio Pellico, domandai a un mio vicino, se potessero vedere la loro favola ridotta a questo modo, su queste scene?». Il vicino mi fissò meravigliato e quando parve avesse capito il mio pensiero: «Eh, rispose, si vuol ridere!» E invero, ho vedute poche cose più ridicole della scena, in cui Lanciotto uccide Paolo e Francesca; nella quale mentre sono entrambi gi

Ora la sua voce sonora, maschile s'accompagnava di volta in volta con la musica del macinino, del quale ella girava a tratti la manovella. Credetti di non dover perdere più tempo. Cerco di donna Clorinda... M'interruppe uno scoppio di risa. La baronessa! gridò Chiarina. Le ragazze urlavano: La baronessa! La baronessa! Voialtre! minacciò il donnone Su! Dentro tutte!...

Perchè la gente si stanca di essere cattiva, si disgusta della propria perfidia, ha la nausea di stessa! Pare impossibile, donna Clara. Non mi chiamate così! Non è il vostro nome? Il vostro bel nome luminoso e glorioso? È il duro nome di altri tempi; chiamatemi: Chiarina. Vi chiamerò: signora. Non siate così duro, Serra, ve ne prego. Io non sono che rispettoso.