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Il Maestro della nave, nel volto del quale la paura non si era manifestata, come negli altri, per via di pallidezza, ma con tale un colore che teneva tra violetto ed il nero, si vedeva intento, con le mani su due vasi di terra per impedire che, cozzandosi in quei fieri scotimenti, si rompessero, e quanto aveva in canna gridava: «Libeccio, libeccio! sono si fatti i modi che suoli tenere co' tuoi buoni amici? Or corrono ben quaranta anni che frequento casa tua, mai quanto questa volta mi ti sei mostrato cruccioso: ti ho forse usato villania? ho tralasciato un giorno di bere alla tua salute? E mi dovevi fare questa vergogna appunto adesso che ho promesso a Monsignor Conte di trasportarlo sano e salvo fino ad Ostia? Senti che scossa! Domine, in adjutorium... che vento indiavolato! Ne vuoi la fine; e quando avrai fatto percuotere questi due vasi tra loro, i quali da poi che si conoscono sono vissuti da buoni fratelli, e spezzare, e sperdere il mio buon vino, che cosa pensi aver fatto? Almeno tu mi avessi dato tempo di bevermelo.... pazienza! Aspetta di grazia fino a domani, e quindi fa quello che vuoi.... Domine, in manus tuas commendo....» urlò il povero Maestro, che uno sbalzo terribile della nave fece duramente stramazzare su l'intavolato, e rovesciargli addosso i vasi con tanto amore guardati; onde è che tutto smanioso prendesse a dire brontolando: «Ah! libeccio misleale e fellone, che pretendi? Annegare Monsignor Carlo? Non sai ch'egli nasce di famiglia antica quanto la tua, ed è il più nobile signore di tutta Cristianit

Ponete mente, che di qui scappa fuori una grande lezione; questo Papa, reputato atleta della fede cattolica, guerreggia popoli cattolici con armi luterane e turchesche. Ma ogni difesa cedendo alla fortuna spagnuola, espugnata Ostia, sconfitto lo esercito, invano facendosi dal Cardinale Caraffa prove di egregio valore, il Papa ebbe a piegare la cervice arrogante, e chiedere tregua.

Ho percorso tutte le più belle regioni d'Italia, ho vagato per le famose pianure di Agrigento e di Siracusa, ma nonostante lo scintillio di colori di queste regioni meridionali, confesso di non aver mai provato un'impressione tanto profonda come la campagna romana ed il Lazio hanno saputo suscitare in me. Queste contrade mi son divenute così familiari quanto quelle della mia patria, avendole dovute studiare profondamente per la mia storia di Roma nel medio-evo, e visitandole mi sono apparse sempre nuove e piene di grandezza. Quando poi me ne allontano, provo ardente il desiderio di rivederle. Non ho mai potuto contemplare da Monte Mario la valle che si apre fra Palestrina e Colonna verso la campagna latina, senza sentirmici attratto come da un'imperiosa seduzione. E' possibile che questo paesaggio debba ai ricordi storici gran parte del fascino irresistibile che esercita sul visitatore, ma anche senza di quelli son persuaso che sedurrebbe per il carattere nobile e grandioso che la natura gli ha impresso. Alcuni luoghi hanno un aspetto del tutto mitologico, come, per esempio, la pineta di Castel Fusano, presso Ostia, con i suoi alberi giganteschi che si stendono sino al mare, e la larga foce del Tevere, che la fantasia si sente portata a popolare di figure leggendarie e favolose. Altre regioni invece hanno un carattere del tutto lirico, altre ancora epico, omerico, come Astura e il capo Circeo. Nessuna regione però ha un carattere storico, solennemente tragico, al pari della campagna di Roma. Essa appare come il teatro più grande della storia, come la scena dell'universo. Nessuna descrizione poetica, nessun pennello di genio, per quanto molti artisti di valore vi si siano provati, saprebbe dare un'idea della bellezza grandiosa e superba della campagna del Lazio a chi non l'abbia veduta e sentita. L

, eh! Ma tu non hai figli, Beatrice; tu non hai sposo, come ho io sposa amante, ed amata. Se non fossi padre, chi sa da quanto tempo avrebbero ripescato il mio cadavere ad Ostia; ma un giorno o l'altro, pur troppo! vedo che cotesta sar

E saliti i gradini dell'altare, forte percuotendo col pugno chiuso la tavola di marmo, proseguiva: Cristo, se sei sopra questo altare, consacrato da un vescovo che dicono, e che io non credo, santo, dinanzi al tuo ciborio, alla presenza della ostia dentro la quale ti confina la stupidit

come lo specchio che si divide, e non si divide però la imagine che si vede dentro nello specchio; cosí, dividendo questa ostia, non si divide tucto Dio e tucto uomo, ma in ciascuna parte è tucto. non diminuisce però in se medesimo se non come il fuoco, cioè in questo exemplo.

E Roberto, stendendo una mano sull'ostia e prendendo dall'altra il crocifisso, fra molte lagrime, cadendo ai piedi del letto del fratello, gridò: « Giuro su questa santa ostia e su questo Cristo che il tuo volere sar

Fra i giganteschi progetti di lui eravi quello di deviare il corso del fiume da Roma, in modo che, girando intorno al Gianicolo, andasse poi a scaricarsi nel mare attraverso le Paludi Pontine presso il capo Circeo, invece che ad Ostia. La morte di Cesare impedì la realizzazione di questo progetto, come di molti altri. Se fosse stato eseguito, non solo sarebbe mutata la configurazione della citt

Il castello di Spoleto, cominciato a costruire dal cardinale Albornoz e condotto a termine da Nicolò V, è più maestoso, è verissimo, ma non è un edificio baronale, come non lo sono del pari i bei castelli di Ostia, di Narni, di Civita Castellana e di Subiaco.

Egli vi si condusse nella speranza d prossima vendetta ragguagliato com'era dei Francesi accorrenti alla riscossa; non la dissentì il Duca di Alba perchè prudentissimo, e perchè anch'egli avesse rilevato di fiere battiture, massime allo assalto di Ostia, onde rimase conchiusa per 40 giorni: questa nuova giunse a Carlo mentre s'incamminava al romitorio di San Giusto, e gl'increbbe così, che con parole acerbe censurò la tregua come quella che concedeva tempo ai Francesi di soccorrere Roma; questo piissimo Imperatore mentre stava per entrare in convento moriva di voglia di mandare a sacco una seconda volta la sede della Chiesa cattolica; anzi ci si trovò presente a coteste sue querele arroge, com'egli borbottasse fra i denti altre parole irate, che non si poterono capire.