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Ora nulla più impediva che, dove queste si ritiravano, le schiere garibaldine avanzassero; che, il 28, Nicotera occupasse Frosinone e, il giorno seguente, Velletri; che Acerbi rientrasse in Viterbo; che Antinori, Pianciani e Orsini entrassero in Palestrina, Subiaco e Tivoli, dove si costituivano dei governi provvisori.

Dopo la morte dell'abate, nell'anno 1276, il monaco Pelagio, raccolti armati per costituirsi signore temporale del luogo, assalì il chiostro, scacciò i monaci, e dopo aver saccheggiato il tesoro, ritornò a Cervara, luogo selvaggio, rupestre, sopra Subiaco, dove si tenne armato per quattro anni, aspettando che l'abbazia rimanesse indifesa e senza capo.

Ma è assai strano che Subiaco stessa, che si era accresciuta e, prima, formata sotto la protezione dell'abbazia, non cadesse in potere degli abati.

Era quel terribile papa appena morto, che Colonna fu reintegrato nella commenda dal suo successore, Giulio II. Nel 1508 la passò egli stesso al famoso suo nipote Pompeo: questo lascivo cardinale dicesi conducesse a Subiaco la bella Marsilia, figlia di Attilio Corsi. Un giorno il padre brandendo un pugnale riuscì a penetrare nella camera del seduttore, ma fu afferrato dai servi e gettato in un sotterraneo segreto. Pompeo si era gi

Prima dell'alba i trecento giungevano a Subiaco, ove sorprendevano le autorit

Giovanni V, cardinale diacono di S. Maria in Dominica a Roma, abate possente e guerriero, sembra sia stato il vero fondatore della potenza temporale di Subiaco. Da quel tempo gli abati benedettini furono annoverati fra i principi guerrieri e temuti della Campagna romana, come gli Orsini e i Colonna, coi quali osarono gareggiare.

Ma l'invidia di un prete delle vicinanze di Vicovaro (Varia), scacciò il patriarca da Subiaco; Pelagio tentò un giorno di mandare all'aria quei chiostri col lascivo allettamento di belle ragazze, che ebbe l'impudenza di mandare nelle celle dei monaci; allora Benedetto abbandonò il luogo profanato, dove aveva per molti anni meditato e studiato colla compagnia di tre giovani corvi da lui allevati, e si diresse a Montecassino, dove l'anno 529 fondò il famosissimo chiostro. Ma in Subiaco qualche cosa di lui era rimasto; egli stesso vi aveva lasciato Onorato come suo successore, in qualit

Il resto della giornata si passò in preparativi di partenza, e verso le 6 pomeridiane incamminossi la brigata verso Subiaco. Una testa di colonna di cavalleria, formata di dragoni romani, spuntava dalla via di Roma in quell'ora, ma la cavalleria non si teme, massime nelle montagne e da gente che non ha paura. Poi, i dragoni romani eran uomini disposti a non bruttarsi di sangue italiano, anche malgrado gli ordini feroci dei chercuti. Ciò sapevano i capi, e si contentavano quindi di seguire i figli della libert

Il castello di Spoleto, cominciato a costruire dal cardinale Albornoz e condotto a termine da Nicolò V, è più maestoso, è verissimo, ma non è un edificio baronale, come non lo sono del pari i bei castelli di Ostia, di Narni, di Civita Castellana e di Subiaco.

Tuttavia il governo dei Barberini portò un po' di bene: Subiaco, per la sua posizione naturale, su di una ricchissima corrente di acqua, era specialmente adatta all'industria, e deve al primo Barberini le fabbriche di carta, di cotone e di stoffe colorate, che occupano e nutrono anche oggi alcune centinaia di operai; nulla però si è potuto fare per sviluppare queste industrie, poichè esse son rimaste un monopolio della commenda cardinalizia.