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Non sará vento mai che ti divida, stanne sicuro, dal governo loro, che la sua luce altéra nol conquida. Quel di Vinegia sommo concistoro muove sotto costei lo gran stendardo e pose in man de l'Orso il leon d'oro: Orso non men di senso che di guardo, pronto a le imprese, liberal e schietto, veloce al perdonar, a l'onte tardo.

Forse spargete la mia voce a i venti, sonvi a cor le mie vergogne e l'onte, Perchè tempro con voi soavi accenti? so gridar? le minaccie ho pronte? Ah Persefone ria, non ti rammenti Quando a te col mio dir cangio la fronte? E che, se forte a scongiurarlo prendo, Costringo al mio voler l'Erebo orrendo?

A l ciel or triunfando spiego l'ale; N on ho di sorte ch'io piú tema l'onte, D a poi ch'anti altera e degna fronte R agiono, ed ella udirmi assai le cale; E perché del suo nome alto immortale A lzar piú non potrei le note cònte, S crissile in capo de' miei versi al monte, D ove salir vorrei con piú alte scale.

E interroghiamo gli eventi passati, E gli amori, e i dolori, e l'ire, e l'onte; E dai mille fantasimi evocati Attendiam le speranze ed i conforti, Baciando i figli che vedon l'aurora E ripensando ai morti.

43 Minaccia sempre, maledice e incarca; che l'onte sa trovar per ogni punto. Intanto a quello stretto, onde si varca alla fata più bella, è Ruggier giunto; dove un vecchio nochiero una sua barca scioglier da l'altra ripa vede, a punto come, avisato e gi

Sapïente, l'immenso impero regge E per non conosce alcuna legge E frena il mondo e non subisce freno. E quando passa, alta e scoperto il seno Marmoreo e bruno e coronata in fronte, Porta la gloria alteramente e l'onte.

Ma un , se l'onte atroci Non moveranno alcuno Che in me l'affoghi e d'ogni onor la privi, Io parlerò: sentir

Quando del sommo Dio rivolti a l'onte Piacendo a noi si fero al Cielo odiosi? Quinci de' Saracin fur le man pronte In campi aperti, e su per colli ombrosi A perseguir de la lor fuga il volo, E fur dispersi, e fur sommersi in duolo.

Movi, Sangario, e ne l'orribil sorte Salda la fede, e l'arti tue sian pronte; Ed imprimi quei segni, onde sei forte Scotere i campi, e di Cocito il fonte; Rimira, ch'Ottoman sen corre a morte: Deh togli a l'Asia e le miserie e l'onte, E ti caglia di me, cui si riserba Più ch'ad altro mortal miseria acerba.

5 Come soglion talor duo can mordenti, o per invidia o per altro odio mossi, avicinarsi digrignando i denti, con occhi bieci e più che bracia rossi; indi a' morsi venir, di rabbia ardenti, con aspri ringhi e ribuffati dossi: così alle spade e dai gridi e da l'onte venne il Circasso e quel di Chiaramonte.