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Per quanto certi faccendieri dell'opinione pubblica, servendo al loro instituto, s'industrino di ripeterla ad ogni momento, essa nondimeno è tale che non può trovare ricapito che presso il volgo. Intendiamo per «volgo» i poveri d'intelletto, i poveri di buona fede, non i poveri di borsa. E di siffatto volgo a' romantici non cale piú che tanto.

Scorgendo lo scièk disteso ai piedi del tenente arabo, un lampo di collera balenò ne' suoi occhi e le sue labbra si contrassero mostrando i denti candidi come l'avorio. Chi ha ucciso questo scièk? gridò. Io! rispose il tenente arabo senza sgomentarsi. Sei uomo morto! Poco mi cale. Abbassate le armi.

40 Poi volto a Ferraù, disse: Uom bestiale, s'io non guardassi che senza elmo sei, di quel c'hai detto, s'hai ben detto o male, senz'altra indugia accorger ti farei. Disse il Spagnuol: Di quel ch'a me non cale, perché pigliarne tu cura ti dei? Io sol contra ambidui per far son buono quel che detto ho, senza elmo come sono.

Ma de' vostr'occhi se quell'alma spera mi si scoprisse alquanto, forse al segno uguale mi vedrei, che 'l nostro ingegno ascende amando e piú oltra gir non spera. Non è barchetta cosí lenta e frale, ch'avendo voi, e vosco Amor, in poppa, per ogni ondoso mar non spieghi l'ale. Onde la musa mia va pegra e zoppa, se schiva udite lei; ma se vi cale il suo cantarvi, allor lieta galoppa.

Ella rispose: Ruggiero; e a pena il poté proferire, e sparse d'un color come di rose la bellissima faccia in questo dire. Soggiunse al detto poi: Le cui famose lode a tal prova m'han fatto venire. Altro non bramo, e d'altro non mi cale, che di provar come egli in giostra vale.

73 Non crediate, Signor, che però stia per lungo camin sempre su l'ale: ogni sera all'albergo se ne gìa, schivando a suo poter d'alloggiar male. E spese giorni e mesi in questa via, di veder la terra e il mar gli cale. Or presso a Londra giunto una matina, sopra Tamigi il volator declina.

Io mi lamentava che tu m'avessi dimenticata nel fondo delle sciagure, e non era: no, non m'avevi abbandonata. Che mi fanno ora i martirj? O principe, più non mi lagno, più: soffrirò che che spasimi volete; tacerò: raddoppiate pure, raffinate i tormenti miei; se essi sono salvi, più non mi cale della mia vita».

E dall'are tue sante illuminati Non gli cale, o Signor, che i figli sieno, Ma li spera da orgoglio sublimati. Lode a filosofia, ma quando in seno Porta umilt

vid’ io lo Minotauro far cotale; e quello accorto gridò: «Corri al varco; mentre ch’e’ ’nfuria, è buon che tu ti cale». Così prendemmo via giù per lo scarco di quelle pietre, che spesso moviensi sotto i miei piedi per lo novo carco. Io gia pensando; e quei disse: «Tu pensi forse a questa ruina, ch’è guardata da quell’ ira bestial ch’i’ ora spensi.

A l ciel or triunfando spiego l'ale; N on ho di sorte ch'io piú tema l'onte, D a poi ch'anti altera e degna fronte R agiono, ed ella udirmi assai le cale; E perché del suo nome alto immortale A lzar piú non potrei le note cònte, S crissile in capo de' miei versi al monte, D ove salir vorrei con piú alte scale.