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Gli ultimi i faccendieri correvano, s'agitavano, si frammettevano, commentavano il testo, ronzavano strane nuove d'intenzioni regie, di promesse, d'accordi coll'estero, ripetevano parole non dette, spacciavan medaglie: al popolo spargevano cose pazze dei principi: a noi tendevano con mistero la mano, susurrando: Lasciate fare; ogni cosa a suo tempo; or bisogna giovarci degli uomini che tengono cannoni ed eserciti, poi, li rovescieremo.

Sire, non bisogna dimenticarlo: Voi non v'affratellaste col Popolo d'Italia, lo chiamaste ad affratellarsi con Voi. Sedotto dalla trista politica d'un ministro, che antepose l'arti di Lodovico il Moro alla parte di rigeneratore, Voi rifiutaste il braccio del nostro Popolo, e chiamaste, senza bisogno, in un'ora infausta, alleate ad una impresa liberatrice l'armi d'un tiranno straniero; senza bisogno, dico, perchè se voi dicevate ai Lombardo-Veneti d'insorgere subitamente, quando l'Austria era, in Italia, debole e improvvida, e vi tenevate apparecchiato a seguire, i Lombardo-Veneti riconquistavano senz'altro la terra loro fra l'Alpi e il mare, e a Voi non rimaneva, per vincer la guerra, che correre, sprezzando gli avanzi nemici appiattati nelle fortezze, sui gioghi del Tirolo e dell'Alto Veneto. In quell'ora, della quale Voi dovete ancora ammenda all'Italia, Voi perdeste i nove decimi delle forze che il Paese era presto a darvi: perdeste gli uomini e son più molti che i faccendieri non curan di dirvi i quali, come noi, non adorano ciecamente l'idolo della forza, e non sagrificano a una menzogna la loro coscienza; perdeste tutti coloro che, davanti all'immenso apparato di guerra regolare, dissero a stessi: non hanno bisogno di noi; perdeste il Popolo, che sentì la diffidenza e pensò: il re non ci vuole; perdeste la consacrazione del santo entusiasmo, dell'ire sante, delle sante audacie che creano la vittoria; perdeste l'ajuto onnipotente della Rivoluzione, senza la quale non si fonda, in Italia, Unit

Attivi faccendieri rinfrescavano infaticabilmente i ricordi della gloria imperiale; e in cento caserme spiccavano le effigie dell'uno e dell'altro Napoleone con sotto il ritornello: Dieu nous l'a pris et Dieu nous l'a rendu!

Noi dicevamo queste cose non pubblicamente, ma nei colloqui privati e nelle corrispondenze a uomini fidatissimi di quei primi. Ai secondi, agli amici che ci abbandonavano, guardavamo mestamente pensando: Voi ci tornerete, consumata la prova; ma Dio non voglia che riesca tale da sfrondarvi l'anima e la fede nei destini italiani! Dagli ultimi, dai faccendieri ci ritraevamo per non insozzarci.

Dei maneggi politici che i faccendieri del re millantavano coll'Inghilterra, i documenti non hanno indizio. Ma l'Austria, forse da principio, sinceramente atterrita com'era dalle proprie condizioni interne ed esterne, più dopo con intenzione visibile di guadagnar tempo, tentò più volte il gabinetto inglese perchè si facesse mediatore e paciere fra l'insurrezione e l'impero.

Ed anche questo ci fu turpemente conteso dagli uomini del provvisorio e dai MODERATI, faccendieri del pensiero dinastico.

Per quanto certi faccendieri dell'opinione pubblica, servendo al loro instituto, s'industrino di ripeterla ad ogni momento, essa nondimeno è tale che non può trovare ricapito che presso il volgo. Intendiamo per «volgo» i poveri d'intelletto, i poveri di buona fede, non i poveri di borsa. E di siffatto volgo a' romantici non cale piú che tanto.

V'hanno detto che voi siete servi dell'Austria e che prima di provvedere alle vostre sorti d'uomini e di cittadini, v'è d'uopo attendere a liberarvene. Ma io vi dico, ed altri vi ha detto, che voi siete servi dei vostri servi; servi del re che tiene le belle e forti regioni del Mezzogiorno: servi del Vicario del Genio del Male: servi di meschine trepide ambizioni dinastiche: servi di prelati, di cortigiani, faccendieri e sofisti, che immiseriscono le vostro guerre, incatenano colle vecchie tradizioni e colle gerarchie d'anticamera il genio dei vostri militi, intorpidiscono le vostre facolt

Pochi individui vi passavano ancora, forse incaricati della polizia del comizio, faccendieri vestiti anch'essi a festa e tutti superbi di occupare momentaneamente la scena destinata agli oratori e ai principi del Comitato. Gli squilli della fanfara si avvicinavano sempre; la moltitudine si era calmata improvvisamente.

Io giurai, primo, quello Statuto. Molti lo giurarono con me allora e poi, i quali sono oggi cortigiani, faccendieri di consorterie moderate, servi tremanti della politica di Bonaparte e calunniatori e persecutori dei loro antichi fratelli. Io li disprezzo. Essi possono aborrirmi, come chi ricorda loro la fede giurata e tradita; ma non possono citare un sol fatto a provare ch'io abbia mai falsato quel giuramento. Oggi come allora io credo nella santit