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Chi ci resiste? lamentava Imilda. Come reggerò al rimanermi quassù? Ugo da quattro giorni, sempre chiuso nel suo castello, si combatteva atrocemente.

Spesso ella si lamentava d'un dolore pulsatile alle tempie, che non le dava tregua. Io le passavo lungo le tempie l'estremit

Due avvocati, amici intimi, pranzavano sempre insieme, ed offrivano delle aberrazioni affatto speciali. L'uno si lamentava che il cuoco salava troppo le vivande. Al contrario l'altro le trovava insipide. Si bisticciavano un po' e quando l'aberrazione cessava mangiavano tutti e due deliziosamente. *Igiene del gusto.*

Rosalia, figlia naturale del Conte Anselmo, caduta per la morte del padre nella più orribile miseria, cacciata da tutti, quasi fosse appestata od idrofoba, spesso fu vista sul far della sera aggirarsi intorno quel pozzo, e affacciarsi all'orlo, e sporgervi dentro le braccia: lamentava la misera, da che nessuno altro retaggio le aveva lasciato, se non che l'avvilimento e la infamia, la soccorresse almeno con la morte, le partecipasse la impassibilit

Ella non si lamentava più; mi guardava, mi ascoltava, come dimentica del suo dolore, quasi attonita, colpita forse dal suono della mia voce, dall'espressione del mio smarrimento e della mia angoscia, dal tremito delle mie dita su i suoi capelli, dalla desolata tenerezza di quel gesto inefficace.

E la signora alzando gli occhi in lei si lamentava con un filo di voce; «ah veramente, io fui sempre una donna malvagia, nevvero Marta?

L'ordine era di ammanettarci a fior di pelle. E chi si lamentava riceveva la buona misura di qualche altro giro di vite. Io protestai. Dissi che non era possibile che ci fosse ordine di stringerci i polsi fino a farceli sprizzare di sangue. Mi si fece tacere, assicurandomi che alla stazione mi sarebbero stati allargati. Chiusi nel carrozzone, credevamo di morire.

Io mi lamentava che tu m'avessi dimenticata nel fondo delle sciagure, e non era: no, non m'avevi abbandonata. Che mi fanno ora i martirj? O principe, più non mi lagno, più: soffrirò che che spasimi volete; tacerò: raddoppiate pure, raffinate i tormenti miei; se essi sono salvi, più non mi cale della mia vita».

Da qualche tempo la salute della duchessa peggiorava a vista d'occhio; ma Prospero Anatolio non vi badava gran fatto. Egli si lamentava, invece, trovando che sua moglie era eccessivamente lunatica, piena di egoismo e vuota di cuore: lei non faceva nulla per alleviare al marito il doloroso distacco della figliuola. Ma l'infelicit

Signor brigadiere, mi faccia smanettare che non ne posso proprio più. Fate silenzio o vi metterò le catene ai piedi! Sul pavimento della celluccia, sono gli anelli infissi nel pavimento per incatenare i furiosi o i pericolosi o i prepotenti. Il galeotto torturato dai dolori di pancia era vicino alla mia cella. Udivo che si moveva e si lamentava. Qualche minuto dopo, l'ambiente era pestifero.