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E infatti fra le altre, e più delle altre, la baronessa Renata de Haute-Cour, che da vari mesi faceva delirare invano il povero Anatolio, aveva cominciato, dopo la venuta di Maria a Firenze, a mostrarsi con lui di una amabilit

La Giulia e Pier Luigi, se n'erano andati da vari giorni e a Prospero Anatolio, dopo quella partenza, erano capitati addosso tanti conti da regolare e da rivedere, da non lasciargli nemmeno il tempo, assicurava lui, lamentandosi, di respirare. La brigatella si trovava dunque ridotta a due sole coppie: a Lalla che camminava davanti con miss Dill, e a Giorgio con Maria un po' più indietro.

Prospero Anatolio si era messo a fare in quel tempo frequentissime gite a Santo Fiore, e invece di farsi condurre colla carrozza direttamente al Palazzo, smontava prima alla canonica, in cerca di don Gregorio, e tutt'e due passavano ore e ore in secreti colloqui. Il piano del duca era altrettanto semplice, quanto pratico: confessione intera dei propri torti rispetto alla moglie, e delle proprie colpe rispetto a Dio, scusandosene in parte e accusando a sua volta la severit

Non credo... ascoltami, cara e Prospero Anatolio prese e strinse con tenerezza la mano di Maria, ti supplico, interroga il tuo cuore, e dimmi se... No, no! interruppe la duchessa il cuore... non c'entra. Raccomandiamoci invece allo spirito di tutti e due, per non essere costretti a spiegazioni che è meglio lasciare sottintese.

La signorina gliel'aveva promesso, ma... Ma in fin dei conti toccava a lui di farsi innanzi per il primo; non poteva pretendere che fosse la donna quella che lo venisse a cercare. Adesso era cavaliere, quasi amico del duca Prospero Anatolio; era direttore e proprietario dell'Omnibus... Una visita gliela doveva.

E questo avvenne per due perchè: perchè glien'era passata la voglia col primo viaggio, e perchè poco dopo, a cagione delle lotte elettorali, si ruppe fra lui e il d'Eleda la buona amicizia. Fu Prospero Anatolio che ne scrisse alla moglie, contentissimo in cuor suo che un tale incidente la allontanasse da Giorgio. Il marito era sempre sicuro, ma così si sentiva ancor più tranquillo.

Esaurita la discussione, quando fu il momento di passare ai voti, Prospero Anatolio, pallido, la fronte molle di sudore, suonò il campanello con mano tremante. Il momento era solenne e definitivo per l'una parte e per l'altra. Si sa bene, moderati e progressisti avevano tutti sotto gli stivali il Dazio consumo e la riforma delle imposte!

Adesso, la questione vitale, palpitante, come diceva l'Omnibus, era una sola: la Giunta e i moderati volevano restare al potere; i progressisti, invece, volevano rovesciarli, per mettersi al loro posto. Erano tutti in piedi! giù i consiglieri negli stalli, e su, in alto, i curiosi delle tribune. Prospero Anatolio soltanto rimaneva seduto: era commosso, gli tremavano le gambe.

Un altro signore che si ebbe un'accoglienza non molto cordiale in casa Della Valle, fu Pier Luigi; questi, come aveva promesso a Prospero Anatolio, era venuto dopo le corse di Varese a Santo Fiore, per riprendere la Giulia.

Per tentarlo davvero ci volle la spinta del duca, il quale minacciava una scenata, uno scandalo se non si faceva a suo modo: Bisogna battere il ferro quando è caldo! pensava Prospero Anatolio. In fatti, capitato uno di quei giorni a Santo Fiore, il duca aveva passata tutta la mattina alla canonica, senza che Maria, uscita in carrozza a passeggiare, sospettasse il suo arrivo.