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Cosa udivo?

In quel punto entrò mia madre con la nutrice che portava su le braccia Raimondo. Io restai fra le tende, mi chinai sul davanzale, guardai la campagna. Udivo dietro di me le voci familiari.

Topler, giunti che fummo a casa sua, mi fece entrare nel salotto del piano e mi lasciò solo. Aspettai quasi un quarto d'ora. Ogni tanto udivo la voce del vecchio in un'altra camera, ma non era possibile intendere le parole. Finalmente l'uscio si aperse. Primo comparve il mio amico; l'altro seguiva esitando. Il paralume della lucerna mi tolse di vederlo bene in faccia.

Quest’ultimo era, per quanto potei comprendere, il favorito del pubblico; da ogni parte udivo gridare:

Udivo il tramontano che sbatacchiava le persiane delle case accanto e mi veniva subito in mente Gigino, che il giorno dopo sarebbe andato a scuola in bella vita. Ottobre o non ottobre, il freddo era venuto. Avrei potuto tenerlo in casa: ma se il bambino mi disimparava le cose studiate? Io non ero in grado di fargli neanche la ripetizione, io, povera ignorante.

Strisce arroventate mi solcavano la fronte, il collo, il petto; le tempie mi battevano disordinatamente. L'uragano era oramai una cosa sola con me stessa; il vento che flagellava gli alberi flagellava pure le mie membra ardenti di febbre; udivo nello scrosciare della pioggia le mie stesse lagrime, le lagrime avare che gli occhi non volevano darmi.

Vedevo tutto, con una chiarezza perfetta; udivo le formule rituali.

Stetti così attento, prostrato, immobile per lungo spazio; ad un tratto sentii come uno scoppio di palpiti irruenti, convulsi; mi alzai in piedi precipitosamente, atterrito dall'idea d'Ambra viva e desta. Le pulsazioni continuavano a rimbombare nel mio cervello: non era il cuore della fanciulla che batteva, erano le mie arterie, le mie tempie agitate da tumulto febbrile. Udivo dietro a me Ram

La moglie del caffettiere, una piccola donnetta, era uscita anche lei sulla strada. Mi pose una mano sul braccio. Mormorò: Ma è vero che l'hanno mandato via? La guardavo, senza risponderle. Udivo dietro di me le voci, tranquille, dei miei compagni. Diceva Pandolfelli a un altro: È morto in orario, hai visto? La voce di quello che segnava le crocette fece notare lenta: Un posto vuoto.

Che è stato? Siamo in ritardo? Come?... Non sai?... Quattro ore, quattro ore che aspetto, tremando, fremendo al pensiero del tuo pericolo.... Non ti sei accorta di nulla?... Dormivi?... Ho dormito, : ero tanto stanca. Ma tra veglia e sonno m'accorgevo che il treno era immobile, udivo rumore di passi, voci di sconosciuti.... Che è stato?