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Aggiornato: 28 giugno 2025
Non potete immaginarvi come mi dispiaceva di non avere avuto cinque centesimi in tasca. Sognavo l'alba con un bicchierino di grappa. Fa tanto bene quando si ha i piedi nel sudiciume e si è passata la notte senza dormire. Non so che cosa si faceva di fuori. Ma di tanto in tanto udivo delle persone che s'arrabattavano per la muraglia urtate da qualche prepotente che smanacciava.
Ella si ritrasse; anzi meglio è dire, per esprimere la sensazione ch'io n'ebbi; disparve. Ed io m'avanzai pel viale rapidamente, non avendo la piena consapevolezza di ciò che mi spingeva. Udivo risonare i miei passi nel mio cervello. Tanto ero smarrito che dovetti fermarmi per riconoscere i sentieri. Da che mi veniva quell'agitazione cieca? Da una semplice causa fisica, forse; da uno stato particolare de' miei nervi, Così pensai. Incapace d'uno sforzo riflessivo, d'un esame ordinato, d'un raccoglimento, io ero in balìa de' miei nervi; su i quali le apparenze si riflettevano provocando fenomeni d'una straordinaria intensit
Udivo le parole di lui, che s'era messo a raccontar d'un suo amico stato ferito in duello il mattino, come un ronzio confuso che mi frastornava maledettamente, e m'opprimeva e m'indispettiva.
Con che tremor di cuore, con che confusione di pensieri, con che intorpidimento di membra feci quella strada! Assorto nel sentimento di dover dire parole decisive, andavo, andavo, senza badare alla via, portato dall'istinto; non udivo che le voci, non vedevo che le immagini del mio pensiero.
Lì studiavo. Le finestre davano su la corte. Un vecchissimo cavallo di mio padre vi camminava tutta la mattinata. James lo teneva per la briglia. Si chiamava Ramir. Aveva, credo, vent’anni. Era stato il preferito hunter di mio padre, e gloriosamente aveva galoppato per tutta la contea. Negli ultimi anni lo attaccava qualche volta il fattore al suo barroccio, per farsi condurre ai mercati vicini; ma ora il barroccio stava nella rimessa con le stanghe all’aria, carico di ragnateli. Piuttosto che vendere Ramir, mio padre si sarebbe fatto amputare un braccio. Benchè non l’adoperasse mai, James doveva tutte le settimane lucidare la vecchia sella. Così, a furia di strofinarla, si era spelacchiata. E Ramir, ben satollo di fieno maggengo e di avena soffice, calpestava i ciottoli della corte, cacciandosi via le mosche. Io gli portavo zucchero e pane; Ramir, col suo muso bianco, mi sporcava di schiuma le camicette. Quando giungeva il diacono Ralph per impartirmi la sua lezione, sempre udivo il vecchio James dirgli:
In un paio d'ore il manicaretto fu all'ordine; lo trinciai accuratamente e mi accinsi a mangiarlo. Intanto udivo dal di fuori Ambra che correva di qua e di l
E io mi alzai per alleggerirla di qualche coperta. M'è ora impossibile definire il mio stato di conscienza relativo a quelli atti che io facevo, a quelle parole che io dicevo e udivo, a quelle cose che accadevano naturalmente come se nulla fosse mutato, come se io e Giuliana fossimo ignari e immuni, come se l
Poi tornò al mio capezzale; mi fece ricoricare; mi mutò la pezzuola fredda su la fronte. E a quando a quando, nel silenzio, udivo il suo sospiro. Il giorno dopo, se bene io fossi in uno stato di estrema debolezza e di stupore, volli assistere alla benedizione del parroco, al trasporto, a tutto il rito.
Quando udivo aprire una finestra del palazzo Brisnago, io chiudeva rapidamente le gelosie; quando vedevo un movimento dietro le invetriate, mi ritiravo in fretta abbassando le tendine; era una pantomima continua, che poteva dare negli occhi e suscitare sospetti. O non sarebbe stato meglio abbandonare addirittura la finestra?...
Alla nostra casa, Giuliana? Dove vuoi.... La reggevo forte alle reni con un braccio e la sospingevo. Ella era come una sonnambula. Per un tratto, rimanemmo in silenzio. Ci volgevamo a quando a quando l'uno verso l'altra, nel tempo medesimo, per rimirarci. Ella veramente mi pareva nuova. Una piccolezza fermava la mia attenzione, mi occupava: un piccolo segno appena visibile nella sua pelle, un piccolo incavo nel labbro inferiore, la curva dei cigli, una vena della tempia, l'ombra che cerchiava gli occhi, il lobo dell'orecchio infinitamente delicato. Il granello fosco sul collo era nascosto a pena dall'orlo del merletto; ma, per qualche moto che Giuliana faceva col capo, appariva talvolta e poi spariva; e la piccola vicenda incitava la mia impazienza. Ero ebro e pur tuttavia stranamente lucido. Udivo i gridi delle rondini più numerosi e il chioccolio dei getti d'acqua nella peschiera prossima. Sentivo la vita scorrere, il tempo fuggire. E quel sole e quei fiori e quelli odori e quei romori e tutto quel riso della primavera troppo aperto mi diedero per la terza volta un senso di ansiet
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