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tornate a riveder li vostri liti: non vi mettete in pelago, che' forse, perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo gia` mai non si corse; Minerva spira, e conducemi Appollo, e nove Muse mi dimostran l'Orse. Voialtri pochi che drizzaste il collo per tempo al pan de li angeli, del quale vivesi qui ma non sen vien satollo,

Scommodando gli amori di Giacomino, accommodarò il mio stomaco. Devo io osservar fede a chi mi manca di fede? Io intanto apparecchiarò le scuse e le gambe per sfrattar la campagna, e al peggio le spalle alle bastonate. Vuo' piú tosto morir satollo e da forfante che morirmi di fame e da uomo da bene.

Lord Pepe, satollo e ben riposato, era d’eccellente umore; mi trattò come un vecchio amico e súbito colse l’occasione per raccontarmi sottovoce un gran numero di barzellette oscene, delle quali andava pazzo, e ne sapeva tutto un rosario, d’ogni colore, grado e variet

Non posso altro prestarti se non la fame che ho adosso. Ma dammi da mangiare, e satollo vendimi ad una galea per quanto vaglio. PANURGO. Io non ho bisogno di danari, burlo teco. Io ho bisogno di un ladro, infame, giuntatore, assassino,... MORFEO. Questi sono i titoli dell'arte mia. PANURGO....tristo, cattivo, malizioso, astuto, truffatore,... MORFEO. Giá giá l'hai ritrovato.

Crollan; concordi e pronte Gridan le ciurme; il Sol s'affaccia, e cinge Due raggi a un tempo a due Gagliardi in fronte. Oh! viva! In armi avvolto Altri pugni e trïonfi: Amor costringe In gara industre il genio italo e'l franco! Ma qual fragor d'orridi bronzi ascolto? Ne la sanguinea gora Brenno gavazza ancora? Di stragi ancor non è satollo o stanco?

Di poggio in piano, di campagna in selva, giravami qual spirto che di gioia pascendosi su per l'ampio ciel va, mai cosa v'incontra che lo annoia. Palpava il dorso al tigro, come solsi far d'un cagnolo o d'altro picciol pollo. Comai le sete a li apri e mi ravvolsi le vipere a le braccia, al capo, al collo, li augelli al pugno e' pesci al lido accolsi, de mirarli venni unqua satollo.

El vestimento suo, che questa nutrice le , è l'avilire se medesimo, vestirsi d'obrobri, dispiacere a e piacere a me. In cui el truovi? In Cristo, dolce Iesú, unigenito mio Figliuolo. E chi s'avilí piú di lui? Egli si satollò d'obrobri, di scherni e di villanie; dispiacque a , cioè la vita sua corporale, per piacere a me.

La bestia s'era scavezzata il collo, e si poté ben tirare e gridare, ché fu vana ogni voce ed ogni crollo; Filinoro il cocchier vuol batacchiare. Grida il cocchier scrignuto: Io son satollo; so ben dove la cosa ha a terminare. Lei vuol le cento lire del salario dipennar per la rozza dal lunario.

Ricordi tu come sia fatto il cielo?... .... Grigio ora, e curvo sui sinistri pozzi della miniera; e un getto di singhiozzi immenso, fino a quel livor di gelo. E donne e donne coi bambini in collo e al fianco, con irti aridi cernecchi di furie al vento; e infermi e storpi e vecchi guatanti il mostro non ancor satollo....

ESSANDRO. Quel che è fatto non può farsi che non sia fatto. GERASTO. Accomodaremo questo fatto poi con un altro fatto. ESSANDRO. Merito per ciò, dunque, d'esser ucciso? GERASTO. Ucciso, no; ferito di punta, ben , se il pugnale non mi vien meno, almeno finché ne serò satollo. ESSANDRO. Sète voi tanto crudele? GERASTO. A te è una pietá l'esser crudele.