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Aggiornato: 22 maggio 2025
Non posso altro prestarti se non la fame che ho adosso. Ma dammi da mangiare, e satollo vendimi ad una galea per quanto vaglio. PANURGO. Io non ho bisogno di danari, burlo teco. Io ho bisogno di un ladro, infame, giuntatore, assassino,... MORFEO. Questi sono i titoli dell'arte mia. PANURGO....tristo, cattivo, malizioso, astuto, truffatore,... MORFEO. Giá giá l'hai ritrovato.
PANURGO. Vi dará ad intendere qualche bugia. GERASTO. Non hai ad impacciartene tu. Parla, giovane. TOFANO.... che volevan vestire un truffatore per dar ad intendere ad un medico;... PANURGO. Io ah? TOFANO. Tu, sí. PANURGO. Tu devi stare imbriaco, tu sogni: non partirai che non ti rompa la testa, prima. Mira che viso, come sa ben fingere una bugia! GERASTO. O non posso levarmi costui da torno!
PEDANTE. Or, essendoci condotti col campo spagnuolo in Corregia, fu questo capitano ammazzato; e la corte prese la sua robba e noi ha liberati. VIRGINIO. E dov'è il mio figliuolo? PEDANTE. Piú presso che non credete. VIRGINIO. È forse in Modana? PEDANTE. Se mi promettete il beveraggio, quia omnis labor optat praemium, io vel dirò. GHERARDO. Or questa è la cosa, truffatore!
CRICCA. L'ora è tarda: sará meglio andarci domani. PANDOLFO. Il «domani», il «farò» e l'«andarò» sono figli del niente: bisogna andare ora. CRICCA. Or riposano i vecchi. PANDOLFO. L'innamorato non ha riposo mai. CRICCA. Informatevi prima chi sia, ché forse sará qualche truffatore. PANDOLFO. Guarda nol dire, ché intende quanto si dice di lui e ci fará andare in visibilium. CRICCA. Chi?
LIMOFORO. Tu non sei Limoforo; ma vorresti esserci per ingannar me, che sono il vero Limoforo. PEDANTE. Tarde venisti, domine. PSEUDONIMO. Son venuto molto presto, piú che aresti voluto; e mal per voi. LIMOFORO. Tu veramente sei un furfante, un truffatore. PSEUDONIMO. Voi molto vi discomponete verso di me. LIMOFORO. Perché n'ho ragione. PSEUDONIMO. Che ragione?
PEDANTE. Voi avete il torto. Truffatore io? Absit. VIRGINIO. Prometto ciò che voi volete. Dove è? PEDANTE. Nell'ostaria del «Matto». GHERARDO. La cosa è fatta: i mille fiorini son giocati. Ma che mi fa a me? Pur ch'i' abbi lei, mi basta. Io son ricco d'avanzo. VIRGINIO. Andiamo, maestro, ch'io non credo veder quell'ora ch'io 'l vegghi, ch'io l'abbracci, ch'io 'l baci e lo pigli in collo.
Ah no! Questo no! Non ho il talento di essere una canaglia come tuo zio! Di essere un truffatore, un ladro, come tuo zio! E nemmeno di essere "onesto" a modo tuo. Di quella onest
VIGNAROLO. Un truffatore mi ha tolto una borsa con dieci ducati. ARPIONE. Mi dispiace non poter aiutarvi per mia disgrazia! VIGNAROLO. Anzi per mia, per me solo! ARPIONE. Come stava fatto? VIGNAROLO. Con una ciera di ladro proprio come la tua; ma teneva un empiastro agli occhi come quelli che si pongono su le pannocchie. Che il cancaro si mangi tal razza di uomini! ARPIONE. A voi mi raccomando.
-Lui!!! esclamò il Torresani lui... a Milano!... Ma il Capo di Sorveglianza non lasciò intravedere che un lampo della immensa sua gioia. Immediatamente egli congedò il conduttore, salì di nuovo in bigoncia, e adunati intorno a sè tutti i subalterni che durante l'interrogatorio erano rimasti sulle porticelle come altrettante cariatidi, riassunse con voce convulsa le sue deduzioni: Nella volante incriminata si trova il famigerato Antonio Casanova, altro dei graduati della setta di Equilibrio, ladro, falsario, truffatore, barattiere da giuoco, gi
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