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Aggiornato: 1 maggio 2025


PANURGO. Vi dará ad intendere qualche bugia. GERASTO. Non hai ad impacciartene tu. Parla, giovane. TOFANO.... che volevan vestire un truffatore per dar ad intendere ad un medico;... PANURGO. Io ah? TOFANO. Tu, . PANURGO. Tu devi stare imbriaco, tu sogni: non partirai che non ti rompa la testa, prima. Mira che viso, come sa ben fingere una bugia! GERASTO. O non posso levarmi costui da torno!

STRAGUALCIA. Pedante! pedante! PEDANTE. Lassa ch'io trovi il padrone!... STRAGUALCIA. Lasciate ch'io truovi suo padre!... PEDANTE. Oh! A suo padre che puoi dir di me? STRAGUALCIA. E voi che potete dir di me? PEDANTE. Che tu sei un gaglioffo, un manigoldo, un infingardo, un poltrone, un pazzo, uno imbriaco, posso dire.

CALANDRO. Fessenio! FESSENIO. Chi mi chiama? Oh padrone! CALANDRO. Or be', dimmi: che è di Santilla mia? FESSENIO. Di' tu quel che è di Santilla? CALANDRO. . FESSENIO. Non lo so bene. Pur io credo che di Santilla sia quella veste, la camicia che l'ha indosso, el grembiule, i guanti e le pianelle ancora. CALANDRO. Che pianelle? che guanti? Imbriaco!

ERASTO. Dovevi star imbriaco, però ti pareva di veder questo. DULONE. Ben sta: in pago del ruffianesimo che v'ha usato, v'ha dato un bel paio di corna. ERASTO. Dovevi star in estasi. DULONE. È possibil, padrone, ch'egli cosí volentieri vi fa credere il falso, ed io non basta a farvi vedere il vero? ERASTO. Entra e serra l'uscio. Tic, toc. ERASTO. Chi è ?

PEDOLITRO. Come mio figlio ha potuto dirvele, se non sa parlar italiano? PARDO. Trinca, il mio servo, l'ha parlato in turchesco, che l'ha imparato a parlar in Constantinopoli. PEDOLITRO. Questo ha detto mio figlio? PARDO. Anzi, di piú, che avete bevuto nell'osterie e state imbriaco, e non sapete dove abbiate il cervello. PEDOLITRO. Mi fo la croce.

PEDANTE. Egli ti starebbe molto bene ch'egli ti desse cinquanta bastonate per insegnarti, quando e' va fuore, a fargli compagnia e non t'imbriacasse e poi dormire, come hai fatto, e lasciarlo andar solo. STRAGUALCIA. E voi doveria far caricar di scope, di solfo, di pece, di polvere e darvi fuoco per insegnarvi a non esser quel che voi sète. PEDANTE. Imbriaco! imbriaco!

PANIMBOLO. Il parasito Leccardo? state fresco, ché delle ventiquattro ore del giorno ne sta imbriaco o ne dorme piú di trenta. Vostro fratello tanto può star senza far l'amore quanto il cielo senza stelle o il mar senza tempesta.

NARTICOFORO. Alter de duobus: aut tu vigilanter sei stolto aut tu dormiendo imbriaco. Però decet, oportet, bisogna che con una buona ferola ti ecciti dal sonno, ché questa è la pozione e l'antifarmaco degli ubbriachi. GRANCHIO. Dico il vero. NARTICOFORO. Servorum est falsitates et mendacia dicere. Tanto può esser vero questo quanto tangere caelum digito!

FANNIO. Però certo è che Lidio nostro è quel che e' ci dice; e che è vivo; e che è qua. E quasi quasi mi par raffigurar costui esser Fessenio. LIDIO femina. Oh Dio! Tutto il core, per nuova tenerezza e letizia, mancar mi sento. FESSENIO. Ancor non son ben chiaro se sei tu Lidio o pur quella. Lassa che io meglio ti riguardi. LIDIO maschio. Saresti tu mai imbriaco?

FORCA. E tu, come hai mangiato e bevuto stai imbriaco, ti poni a dormire, e qui bisogna star in cervello; ché una parola che non dicessi a proposito, scompigliaresti in un punto quanto s'è consertato in un anno. PANFAGO. Insegni a chi sa: attendi a quello che tocca a te e lascia il pensiero a me di quello che mi tocca. FORCA. Non ti mancherá da mangiare.

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