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GERASTO. Questa tua barba bianca m'ave ingannato. NARTICOFORO. La tua ciera m'ha detto la veritá. Mira faccia di boia! GERASTO. Mira faccia d'appiccato! stolto ignorante! NARTICOFORO. Mentiris per guttur! oh avessi la mia ferola, che ti vorrei far pentire di quanto hai detto. GERASTO. Ti risponderei con le mani, se avessi qui un bastone, e ti impararei la creanza.

NARTICOFORO. Impara, «Narticoforo» bisogna dire, non «Nasincolio». È nome greco e viene «apò nartix», cioè «ferola», e «phoros», idest «ferens»; cioè «che porta la ferola». E come lo scettro è segno della regia podestá, cosí la ferola è segno della magistral dignitade. Ma avèrti che Narticoforo non è ancor giunto. NEPITA. Come non è giunto, se l'ho visto con questi occhi?

NARTICOFORO. Alter de duobus: aut tu vigilanter sei stolto aut tu dormiendo imbriaco. Però decet, oportet, bisogna che con una buona ferola ti ecciti dal sonno, ché questa è la pozione e l'antifarmaco degli ubbriachi. GRANCHIO. Dico il vero. NARTICOFORO. Servorum est falsitates et mendacia dicere. Tanto può esser vero questo quanto tangere caelum digito!

NARTICOFORO. Eamus, ch'io vo' concomitarti insino al luogo; bisogna escusarti poi: Ita mihi videre videbatur, mi parea un altro Gerasto, e mi parea che dicesse cosí, mi pensava cosí. Turpe est dicere: «Non putaram», perché una buona ferola fará le mie vendette.