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Non appena l'ebbe tocca con le labbra, ecco scuotersi la terra come pel tremoliccio, ecco sfolgorare un lampo, ecco il rombo d'un tuono. Un soffio di vento sibilò sotto le ampie vôlte dell'aula e fece tintinnar le invetriate, ed agitarsi le tappezzerie, i cortinaggi, le tende, i fiocchi.

Allora procurai di moderarmi, chiusi anche le invetriate, tirai le tendine, e sentendo che le forze mi venivano meno, mi gettai sopra una sedia, mi tersi il sudore dalla fronte, e le dissi: La vostra impudenza richiede una spiegazione.... Ed essa di rimando: Ecco la spiegazione: i primi giorni che abitai questa cameretta mi alzavo per tempo, come è mio costume, e mi mettevo a ricamare al balcone.

Se queste signorine lo permettono, disse balbettando, io spalanco le invetriate che danno sul giardino... In giardino! in giardino! strillò all'unissono quel festevole coro di fanciulle. E senz'altro, circondarono Gallo-di-fuoco, lo afferrarono per le mani; per le code del soprabito, e saltando, ridendo, trillando, lo trassero fuori del salotto. Io rimasi nel salotto col precettore.

Altri pensava che le avesse dato sui nervi l'odore della calce, trattandosi d'una chiesa nuova, che da poco tempo era uffiziata. Infatti, parecchie dame accennavano di aver sofferto, durante la cerimonia, un pochettino di mal di capo. E tutti gli astanti si dolsero che non si fosse pensato da nessuno ad aprire qualche spiraglio, nelle invetriate dei balconi.

Quando udivo aprire una finestra del palazzo Brisnago, io chiudeva rapidamente le gelosie; quando vedevo un movimento dietro le invetriate, mi ritiravo in fretta abbassando le tendine; era una pantomima continua, che poteva dare negli occhi e suscitare sospetti. O non sarebbe stato meglio abbandonare addirittura la finestra?...

Ed entrò in palazzo. Nella gran sala terrena, che dava sul giardino, e le cui larghe invetriate erano ancora aperte, il duca vide, appena postovi il piede, la nutrice di suo figlio, che entrava da un'altra parte col bambino. La buona donna a quell'incontro arrossì per la confusione.

Uno splendido sole illuminava le cupole moresche di San Marco, brillava sull’oro dei mosaici, e sulle invetriate rotonde della basilica, e rifletteva nella calma laguna l’azzurro del cielo. Si udivano per l’aria le più soavi melodie, non si vedevano che volti ridenti, che espressioni d’anime soddisfatte.

Preferiva occuparsi dell’orto che forniva la cucina e la mensa di eccellenti prodotti, trascurava la coltura delle serre e dei fiori che le sembravano superflui. E al posto delle piante rare dietro le invetriate faceva distendere al sole le reste delle cipolle e dell’aglio; in luogo dei vasi di gerani, e di viole a ciocche che il capitano esponeva alle finestre, essa vi metteva le zucche.

Al pianterreno un allegro salottino, con un bel tappeto davanti al canapè, un tavolo rotondo nel mezzo; uno studiolo colla stufa, e gli scaffali pei libri, un tinello colla sua credenza a invetriate ove si vedevano le stoviglie, le tazze, i cristalli che brillavano per nitidezza; ed una cucina ben fornita di pentole e pentolini, casseruole e girarrosto.

La luna non era per anche tramontata, i suoi ultimi raggi percuotevano languidamente su le invetriate del castello varie d'infiniti colori; i suoi occhi le percorsero tutte, e si fermarono sopra una.