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«È indemoniato?» urlava la gente accorsa, tutta atterrita. «Iniqui!... stolti!...» con la spuma alla bocca urlava il mal capitato Rogiero, e avventavasi digrignando i denti.
E le accennava un mappamondo disegnato su un'ampia carta e attaccato alla parete. Vi prometto che parleremo anche di voi nel nostro viaggio.... La sera, quando saremo tornati agli alberghi, dopo cena, fra una risata e l'altra.... Non m'irritare!... disse la principessa, pallidissima, digrignando i denti. Poi, mutando stile: Se tornassimo amiche? Credeva invescar l'altra.
Nello aveva fatto atto di buttarsi a sedere, ma Lucertolo, afferratolo per un braccio, glielo aveva impedito. Devi stare alzato! gli mormorò, digrignando i denti, finchè il presidente non ti dica di sederti. L'auditore Pantellini era occupato a mettere in ordine le pagine della sua relazione.
Costui l'avrò dunque sempre tra i piedi, sclama torvo Guiscardo, digrignando i denti, quasi parlasse fra sè.
Sfinita, ansante, ella si afferrò alle sbarre umide del cancello per dischiuderne il battente. Ma questo resistè. Raccogliendo tutte le sue forze ella scosse un'altra volta, con ambe le mani tremanti, i ferri, inutilmente. Madida la fronte di sudore, digrignando i denti in un brivido di febbre e di rabbia, ella si ostinò ancora in quello sforzo.
Irritato da tanta fermezza, Barbarossa perde la prudenza: e colla faccia infocata, gli occhietti da basilisco, digrignando i denti, magro, sporco, sparuto, ella lo vide, una notte, capitare attraverso un quadro, nella sua camera da letto e... La lotta che successe allora fu terribile e grottesca.
Si aspettò cinque minuti, se ne aspettò dieci, l'affare cominciava a diventar serio davvero: ogni poco venivano a frotte dei mobili e ci guardavano, come se fossimo bestie feroci: le donne di casa, una vecchia e una fanciullina avevano a nostro riguardo lo stesso contegno: sbaglio, la fanciullina ci faceva le boccacce. O bada... che le do uno scappellotto Mi diceva il tromba digrignando i denti.
Luchino, sbuffante, scalpitando, digrignando i denti e mordendo le dita passeggiò alcun tempo di su, di giù pel salotto; indi, prese le armi, uscì buzzo, taciturno, agitato: passò senza far motto nè cenno tra i cortigiani, che inchinandosegli, si tentavano un l'altro col gomito, ed ammiccavansi malignamente.
Siete un asino, voi! rispose furibondo il Collini. E pigliato il cappello, se n'andò via a precipizio, tirandosi dietro con grande strepito l'uscio del sancta sanctorum. Asino! asino a me? fischiò, digrignando i denti, l'ometto paffuto. Te lo darò io l'asino, tra due mesi, alla stretta dei conti! Nel quale i lettori più scarsi d'ermeneutica avranno la spiegazione della "Prima dei Corinzii".
Sta ferma, le disse brutalmente il dongolese percuotendola col rovescio del suo scudo. Se continui a muoverti tornerò a torcerti le braccia fino a slogartele. Lasciami andare, maledetto da Dio! urlò l'almea digrignando i denti. Lasciami andare, vigliacco! Il dongolese per tutta risposta si mise a fischiare. Lasciami andare, orribile mostro, o io ti sbrano colle mie unghie!
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