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FORCA. Giesú! vostro figlio va libero per la cittá con la faccia bianca per testimonio della veritá e di colui che vi ha detto il contrario. Ma ditemi, di grazia, la puttana, che avete comprata con la faccia tinta, l'avete lavata la faccia per scoprir la veritá? FILIGENIO. Non io. FORCA. Perché dunque, per far la prova delle altrui astuzie e della mia furfantaria, non faceste tal esperienza?

FORCA. Ah, io non pensava che voi parlaste di cose triste, ma della sua Legge; e tutto il giorno si trastulla con la sua libraria, la strapazza e se la tiene aperta innanzi. FILIGENIO. Cosí mi burli, eh? FORCA. Io non burlo altrimente; rispondo alle vostre dimande.

FORCA. Amboduo poco anzi, provisti delle cose necessarie, si sono imbarcati per fuggirsene in luogo ove di loro non si sappia mai piú novella. FILIGENIO. Che cosa è quello che mi dici, Forca? DOTTORE. Dunque a tempo che ho ritrovato la figlia, la perdo: e avendola non l'avrò piú mai, ed era salva quando l'avea perduta!

FILIGENIO. In buon'ora, non vo' perder tempo in servirlo! ché chi serve tardi, mostra che sia pentito della promessa, e chi serve presto, raddoppia la promessa. Eccolo che torna a casa. MANGONE. Ho speso i passi indarno: son ito al Molo, e mi dicono che il padron della nave ragusea con un suo amico passaggiero non era ancora tornato a desinare.

PIRINO. Starò a veder quel che fará costui: alcuna solenne astuzia gli uscirá di mano. FILIGENIO vecchio. FILIGENIO. Fu giudicata sempre la buona educazione il fonte e l'origine degli abiti virtuosi e il fondamento delle umane felicitá, e tanto necessaria al buon vivere quanto l'anima al vivere.

ALESSANDRO. Io non gli torrò per non far pregiudicio alle mie ragioni. Andrò a Sua Eccellenza, raccontarò il fatto: ella dará ordine di quello che ará a farsi. M'incresce nell'anima ch'abbia a venir con voi, che v'ho stimato mio padre e padrone, a termini cosí fatti. FILIGENIO. O Iddio, che intrighi son questi ove mi trovo? Va', Forca, e vedi se puoi far nulla.

FILIGENIO. Vedi pur che la conscienza accusatrice dell'animo tuo ti fa accertar il vero, ancorché non vogli? FORCA. La vede ogni ora, ogni momento. FILIGENIO. Come ne sta innamorato? FORCA. Innamoratissimo. FILIGENIO. E segue tuttavia la prattica? FORCA. La segue con tutto il suo studio. FILIGENIO. Quando pensa lasciarla? FORCA. Quando lasciará la vita. FILIGENIO. Come lo sai?

Ecco l'essempio in Pirino mio figliuolo: ché bisognando per alcuni miei affari partirmi di Napoli, le mie occupazioni fur cagione del suo ozio, restando in tutela di un servo ribaldissimo, furfante della cappellina, capo de tutti i furbi del mondo. FILIGENIO. Ma a che mi affatico a dir tanto? basta che è servo.

MANGONE. O ben, per vita mia! lo schiavo è cosí allegro e festevole, che mi fará viver dieci anni di piú: dispiacemi averlo promesso a Filigenio, ché vorrei tenermelo per mio spasso. Ma poiché Melitea sta cosí disperata, Filace, va' tu su, chiamala, ché venga giú e veggia ballar e cantar questo schiavo che le rallegrará un poco li spiriti.

FILIGENIO. Come volete rubbarmi, se sto in cervello e mi guardo piú di voi che di tutti i ladri del mondo? FORCA. È deliberato scassar lo scrittorio, se non lo può aprir col grimaldello. FILIGENIO. Ma come mi accorgeva del fatto, come andava il fatto per voi? FORCA. V'attossicavamo. FILIGENIO. Al suo padre questo? ahi, figli iniqui! or non dovea cosí scelerato pensiero indurgli terrore?