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Aggiornato: 23 giugno 2025
FORCA. Padron, perdonatemi, sète stato frettoloso a credere ed estimar vostro figlio e un amico come Alessandro, un assassino ché l'uno vi fu sempre ubidientissimo e l'altro venti anni un buon vicino, e me per un ladro, che v'ho servito venti anni fedelmente. FILIGENIO. Eccoti i cento scudi: almeno non arò rimordimento di conscienza di aver fatto cosa con malizia.
FILIGENIO. Quella che m'avea pregato Alessandro ch'avesse comprata per lui. FORCA. O padrone, avete avuto gran torto creder piú ad un bugiardo che ad Alessandro, gentiluomo amico e mio vicino. Com'egli sappia questo, s'adirerá con voi. FILIGENIO. Tu sei un gran ladro. FORCA. Sarò piú tosto un grande indovino. FILIGENIO. Tu pensi aggirarmi di nuovo, ma non m'aggirerai.
FILIGENIO. Dove l'hai condotto? FORCA. Egli conduce me dietro a lui, perché li son servo. FILIGENIO. Dove l'hai lasciato? FORCA. Egli ha lasciato me. FILIGENIO. Parli cosí poco, come avessi a pagar la gabella delle parole. Furfante, furfante, ben sai che ci conosciamo insieme: se non mi dici il vero, farò che muti nome, e da Forca che sei diventerai un appiccato.
Il dottor ha lettere del re de' mori per inviarlo a lui: avendolo in mano, o lo fará morire in una prigione o li taglierá la testa. Onde il dottore, per guadagnarsi questi danari, m'ha fatto il tradimento. FILIGENIO. Egli m'ha dato i cento scudi. Eccoli qui. ALESSANDRO. Io non vo' ricevere altramente i cento scudi; ma vo' lo schiavo overo oprare in modo me si restituisca.
FILIGENIO. Perché, con iscusa di farmi comprar un schiavo per un vostro amico, me avete fatto comprar l'amica del mio figliuolo e fattalami condurre a casa? ALESSANDRO. Mi fo la croce; overo ciò dite per schernirmi, o forse vi movete da alcuna falsa informazione. FORCA. Vedrete, padrone, che tutto sará falsitá quanto vi è stato detto. FILIGENIO. Ed in cose di niente farmi ruffiano di mio figlio?
FILIGENIO. Di che cittá? MELITEA. Amorina. FILIGENIO. Dove sono questi paesi? MELITEA. Nella Morea. FILIGENIO. Come stai? MELITEA. Come posso, poiché non posso star come vorrei. FILIGENIO. Come sopporti la servitú? MELITEA. Con animo assai libero e franco, per sentir manco travaglio; perché colui che serve con animo servile, patisce due servitú, e del corpo e dell'animo.
FILIGENIO. Io dubito che con l'arte non vogliate schernir l'arte. Ma vien qua: chi sei tu che ti hai lasciato vendere? perché non rispondi? di', parla. Sta saldo, come se a lui non dicessi. PANFAGO. Non vedi che con le mani fa ufficio della lingua, e con tacito parlar dice che non sa nulla? DOTTORE. Non so che voglia dir, io. Panfago, dove vai?
FORCA. È vero, perché sète stato aggirato giá. FILIGENIO. Sempre tu meschi un poco di veritá per darmi ad intendere una gran bugia. FORCA. Ed or avete creduta una gran bugia senza punto di veritá. Vi dico il vero, non vi sono adulatore, se non l'avete per male; ma Iddio m'aiutará. FILIGENIO. Iddio non aiuta forfanti pari tuoi. FORCA. Ma ecco Alessandro.
FORCA. Se dicessi la bugia, voi lo conosceresti in aprir la bocca. FILIGENIO. Quanto tempo è che mio figlio non ha visto la...? FORCA. La che? FILIGENIO. Quella. FORCA. Chi quella? FILIGENIO. Quella vostra... FORCA. Chi quella vostra? FILIGENIO. Quella cosa vostra che voi sapete. FORCA. Ah, ah, ah: sí, sí.
Dio vel perdoni! ché, chiarito della veritá, or con giusta cagione avresti cagione di uccidermi di bastonate, disgraziar vostro figlio e dolervi di Alessandro senza scusa. FILIGENIO. Non m'hai tu chiesto cento scudi per dargli al dottore, con darmi ad intendere che voleva rifiutar la puttana? FORCA. Voi li avete dati a me, io al dottore.
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