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Aggiornato: 23 giugno 2025
MANGONE. O che allegro cuore! or vadasi ad appiccare chi dice che si trova cosa che allegri il cuore piú dell'oro. FILIGENIO. Amor, andiamo a casa. MELITEA. Vi seguo con gran desiderio, né veggio l'ora di giungere. FILIGENIO. Mangone, a dio. MANGONE. In buon'ora. PANFAGO. Padron mio caro, vi rechiamo alcune coselline; se ben poche, l'animo è grande e l'affezione.
Convien ad un uomo della qualitá ed esperienza che voi sète, dar cosí subita credenza ad un uomo senza onore e senza anima, che con un velo d'ipocresia cuopre ogni sua sceleraggine, e stima, non dico me, ma vostro figlio che è un de' piú gentili giovani della cittá nostra, per un tristo uomo? FORCA. Non vi dissi ch'era vostro inimico? FILIGENIO. Ecco i cento scudi.
DOTTORE. Ho sempre un par di migliara di scudi al mio comando, che pèrdono tempo al banco. FILIGENIO. Misero me, che da ogni banda sono aggirato. DOTTORE. Entriamo in casa e ve li contarò. FILIGENIO. Entriamo. DOTTORE. Panfago, va' a casa, apparecchia un banchetto a tuo modo, ché vogliamo tutti rallegrarci: to' gli danari.
MANGONE. Vi dolete dunque che ve l'abbi compro miglior di quello che me l'abbiate chiesto? FILIGENIO. Io non mi doglio di quel meglio, ma che tu con questo meglio mi vogli impiccar per la gola e vendermelo soverchio. MANGONE. Non l'ho detto per tale effetto, ma perché mi ricordo e so servir gli amici a' quali porto affezione. FILIGENIO. Te ne ringrazio: fallo calar qui giú, ché lo veggia.
DOTTORE. Questo non vorrei io, ch'ella non patirebbe alcun male che non lo patisca io: ecco i vostri cento scudi. FILIGENIO. Questi sono i cento scudi che vi ho prestati per man di Forca? DOTTORE. Che Forca? che scudi? chi v'ha dato ad intendere una simil favola? FILIGENIO. Me l'ha chiesti Forca da vostra parte.
Eccovi la tinta di carboni, tingete la faccia del pazzo e vestitelo de' panni di costei; ma presto entriamo, ché veggio il dottore e Panfago e di lá spunta FILIGENIO. Fate presto e fuggite per la porta di dietro.
FILIGENIO. O Dio, che avessi un bastone! ché avendo tu la pelle delle spalle piú indurita di quella degli asini, se ti do con le mani, offenderò piú me che te. O che unguento di cancheri! Traditorissimo, se non ti disponi a dirmi la veritá, proverai lo sdegno di un padron irato e schernito da te. Ti darò tante bòtte che amboduo restaremo stracchi, io di dar, tu di ricevere.
FORCA. Ma tutto ciò è nulla: ci è di peggio assai. FILIGENIO. Che ci può esser peggio? FORCA. Quel dottore è un cervello bizaro, straordinario, ha molti bravi che lo seguono, per un pelo se la torrebbe col diavolo; ne sta geloso e ha deliberato farlo ammazzare e li tiene le spie sovra.
Mi ha venduto un schiavo per cinquanta scudi, che val piú di cento, come a punto mi è stato chiesto da Filigenio. Mi ho guadagnato ducento scudi senza rischio e senza tormi dinari da mano in un batter d'occhio.
Forca, perché son chiari che l'uno è dell'altro e non han piú dubio che sieno separati fra loro, falli tornar da viaggio e menali a casa nostra. FORCA. Vi do la mia parola giongerli nel viaggio e far ch'or ora li veggiate qui presenti. DOTTORE. Per l'amor di Dio, presto: ché non so se potrò viver tanto che li veggia. FILIGENIO. Io me ne vo a casa, a porla in ordine per questa sera.
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