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TRINCA. Per secreta volontá di chi può il tutto, quel caso disturbator delle nostre felicitá or s'è rivolto in accommodar le nostre difficoltá; e possiam dir che siate morti e ravvivati in un punto. EROTICO. Trinca, ancor che la tua allegrezza vera non l'estimi, pur godo nell'imaginazione delle tue parole. TRINCA. Vi prometto far ambiduoi contenti. EROTICO. Troppo prometti.

Ai romani, illusi dall'orgoglio e dall'avarizia, una via di felicitá parve lo sprezzar gli altri popoli e il conquistarli. L'esperienza ha mostrato purtroppo che la smania delle conquiste ne' popoli moderni è una fonte tremenda di sciagure non solo pei conquistati ma ben anche sovente pe' conquistatori, e che da tutt'altri principi dipende ora la bella o la trista fortuna de' popoli.

|Sacontala|. Il re sia sempre... . E non può profferire la parola «vittorioso» e in un subito pianto. |Dushmanta|. Dimenticati, o cara, della mia crudele ripulsa. Mettila in bando dalla memoria. Fu una frenesia violenta che mi vinse l'anima. |Sacontala|. Sorgi, o sposo; deh! sorgi. La felicitá mia fu interrotta gran tempo. Ma tu m'ami; ed ecco in me l'affanno dar luogo alla gioia.

Luna, e tu parimente, che porgesti, velando il chiaro viso di piú oscure e fosche nubi, a tal felicitá favor, non sará mai mia lingua stanca in pregar chi che sia che lo può fare ne le tue contentezze; e che ritornino i dolci abbracciamenti de lo amato Endimion quanto mai lieti e spessi.

ALTILIA. Egli non è mal cambiato di amore; ché non tanto egli m'amò con buona intenzione, com'io l'ho amato con buona volontá. GIACOMINO. O vita mia, se morisse ora, morrei contentissimo per morire in tanta gioia, accioché il mondo con le sue aversitá non ci meschiasse poi il suo amaro, come suol far spesso nelle cose d'amore. ALTILIA. Ed io vorrei morir mai per godermi di compita felicitá.

BALIA. Erasto mio padrone, Amasia m'ha fatto intendere che verrá or ora alla fenestra, che mandiate Cintio a far la spia e che non vi tratteniate. ERASTO. Cintio è giá venuto, ed io non mi partirei di qua se mi fusse consignato l'imperio di tutto il mondo. BALIA. Eccola che viene. CINTIA. Erasto, vita mia, Dio vi dia ogni contento e felicitá!

V'ho offesa non volendo, anzi voi stessa m'avete dato cagione che vi offendesse. In tanta allegrezza è di ragion che mi perdoniate. CINTIA. Dulone mio, io non sol ti perdono, ma ti ho caro piú di prima per duo cagioni: l'una perché sei fidele al tuo padrone, l'altra perché la fortuna s'ha voluto servir di te per istrumento della mia felicitá.

Tuttavia la padrona, la signora Felicita, che abitava al secondo piano, scese col lume per prendere le chiavi e dare un altro saluto al suo inquilino. Buon viaggio, signor tenente... E se torna a Venezia si ricordi di questa casa... Grazie... Non dubiti.

Casyapa è ritirato ne' segreti alberghi della sua reggia. Mátali entra per annunziargli la venuta di Dushmanta; e questi intanto siede all'ombra d'un albero, aspettando. La felicitá per me è finita; non mi rimane che la miseria.

Non si conosce la felicitá se non si prova prima la miseria. Io dunque col fargli provar queste pene cosí pungenti e acerbe, gli fo saper i gusti piú suavi e piú dolci. Vi porgo ancora un altro aiuto. Essendo la scortesia dell'amato troppo superba e villana e ch'io non basto ad addolcirla, adopro questo compagno che vien sempre meco.