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Francesco Militello Quagliana, gran parte dei resoconti delle udienze; nonchè alla redazione del Giornale di Sicilia molto materiale che mi è servito per questo e per altri capitoli; e a tutti porgo i più vivi ringraziamenti.

Ecco: si tratta di una lettera che io le porgo in ginocchio, ad imitazione d'un paggio. Va bene così? E, piegandosi graziosamente, presentò su la punta delle dita la lettera del maestro Polli. Un sorriso languido, al pari di quello di un ammalato, errò su la bocca di Cecilia, il cui grand'occhio ebbe un lampo scontrandosi nello sguardo innocentemente inverecondo del giovanotto.

So che alcuna per non poter soffrir tanto martello, o col veleno o co' ferri o col precipitarsi in un pozzo, ha dato fine a acerbi dolori. Or ecco l'arte mia, ecco l'aiuto che vi porgo.

E io, che mai per mio veder non arsi più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perché tu ogne nube li disleghi di sua mortalit

E io, che mai per mio veder non arsi più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perché tu ogne nube li disleghi di sua mortalit

Fuior del caduco mondo aurei splendori Ornano campi, ove Regine, e Regi Di sempiterno gaudio empiono i cori, Premio dell'armi e degli affanni egregi; Or se con me goder cotanti onori Di fragil vita per desio non spregi, Sugo ti porgo, che d'un sorso solo Basta il vigore, e te ne vieni a volo.

In qual anima nata sotto le piú maligne stelle del cielo, in qual spirito uscito dalle piú cupe parti dell'inferno, vestito d'umana carne, ha potuto capire sceleraggine come questa? DON FLAMINIO. Eccomi, buttato in terra, abbraccio le tue ginocchia, ti porgo il pugnale: la crudeltá che ho usata contra voi, usate voi contro me.

E io, che mai per mio veder non arsi piu` ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perche' tu ogne nube li disleghi di sua mortalita` co' prieghi tuoi, si` che 'l sommo piacer li si dispieghi. Ancor ti priego, regina, che puoi cio` che tu vuoli, che conservi sani, dopo tanto veder, li affetti suoi.

E io, che mai per mio veder non arsi piu` ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perche' tu ogne nube li disleghi di sua mortalita` co' prieghi tuoi, si` che 'l sommo piacer li si dispieghi. Ancor ti priego, regina, che puoi cio` che tu vuoli, che conservi sani, dopo tanto veder, li affetti suoi.

Io certamente porgo aìta al core In tanto affanno, e mi conforto alquanto Ripensando, che 'l ciel diemmi a signore, Ch'altri nol possa pareggiar col vanto. Così tenendo a fren l'aspro dolore L'altera donna dava bando al pianto; E la turba fedel, ch'ivi dolente Ode il parlar, con meraviglia il sente.