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Dov'ir mi deggia segno non appare di bestial non che d'uman vestigio: di che sovente fammi traboccare de panni co' miei passi gran litigio, fin tanto che, sul lido accosto il mare giunto, m'assisi stanco a gran servigio di nostra fragil vita, e poi mi levo, e del cammin doppio pensier ricevo. Se al dritto o manco viaggio me ne vada non so, ché nòve m'eran le contrate.

Ma giá trovai nel nostro sortilegio, che nominar il debba «fragil uomo», per quel dolce e pestilente pomo cui si nascose il primo sacrilegio. Ben vedo che per me, «Natura» detta, l'eterno oprar che destemi si perde, e nasce ognor che mi persegua il tempo. Onde, per ch'ora sia sempre sul verde, altre stagion verranno assai per tempo, che al fine mi trasportan qual saetta.

Addosso i vinti, che ne gian dolenti Verso le navi, ei per lo mar trascorse; Ed ecco, che di nubi e che di venti Grave tempesta e subitana sorse; Così tremendo a le nemiche genti Violenza d'un turbine l'absorse, Ed a voi senza lui fragil speranza Per la vittoria e per lo scampo avanza.

Fuior del caduco mondo aurei splendori Ornano campi, ove Regine, e Regi Di sempiterno gaudio empiono i cori, Premio dell'armi e degli affanni egregi; Or se con me goder cotanti onori Di fragil vita per desio non spregi, Sugo ti porgo, che d'un sorso solo Basta il vigore, e te ne vieni a volo.

Furioso irride con lo scherno orribile Agli aspettanti il mare. Varate pur tra la bufera rapida In tra i lampi ed i tuoni e le saette, Fidate pur le vostre gioie al turbine, A un fragil alber strette! Per chi parte tra i fulmini e le tenebre, Sfidando il mar con una fede ardita, Spesso si snebbia il cielo e azzurro illumina Una novella vita.

Mi parve ancor che qui ove tutto passa, Ove il dolore sol di nostro è certo, E ogni voglia ne attira odiosa e bassa, Ove tutti si va per cammin erto E faticoso ad una ignota mèta, Non sapendo il perchè d'aver sofferto, Ove lo spirto mai non si disseta E ribellar sentiamo prigioniera L'alma rinchiusa nella fragil creta,

50 per rinfacciargli che volea di Francia far quel che si faria d'un fragil vetro, e in cielo e ne lo 'nferno la tua lancia seguire, anzi lasciarsela di dietro; poi nel bisogno si gratta la pancia ne l'ozio immerso abominoso e tetro: ed io, che per predirti il vero allora codardo detto fui, son teco ancora;

Ed al fin punta in su la ripa il piede, E 'n varando il naviglio ei su v'ascende; E poi da terra allontanato il vede, Picciola vela agli aquilon distende. Ma su la poppa non veduto siede L'Angelo seco, ed al governo attende Con occhio intento, e per la fragil nave Spira su lucida onda aura soave.

Pensarsi non sapea piú agevolmente cosa che d'uman stato avesse imago d'un fragil vetro in vista cosí vago, che libra il tempo a polve giustamente. Vedi le trite rene come lente filan e' giorni pel foro d'un ago, e fan col fiume or quello or questo lago in doi grembi, s'altrui volge sovente!

17 Quanto il navilio inanzi era venuto in quattro giorni, in un ritornò indietro, ne l'alto mar dal buon nochier tenuto, che non dia in terra e sembri un fragil vetro. Il vento, poi che furioso suto fu quattro giorni, il quinto cangiò metro: lasciò senza contrasto il legno entrare dove il fiume d'Anversa ha foce in mare.