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El pelican per dar ai figli vita Si rode il petto e cusì gionge a morte Il cavaller poi che ha la seta ordita Dentro si chiude e mor con dura sorte L'imperator de la gloria infinita Per salvarci, al fin corse acerbo e forte Et tu ingrata e crudel, per ch'io non viva Me nieghi la tua imago excelsa e diva Sonetti diversi.

Ch. O bella, e bionda testa: o dolce imago Se tu sei bello, & vago: n'esser crudo Ah quanto questo, è nudo de pietade Gi

Se ben l'alma persona tua modesta Contemplo, i' veggio come fior fra l'herba Lo inanellato crin ne l'aurea testa Giù per la fronte humilmente superba Rideti intorno la preciosa vesta Dentro a la qual ogni gratia si serba O sacra imago gloriosa & diva Da far de marmo una persona viva

Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente, ch’avere inteso al cuoio e a lo spago ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l’ago, la spuola e ’l fuso, e fecersi ’ndivine; fecer malie con erbe e con imago. Ma vienne omai, ché gi

21 Giunge più inanzi, e ne ritrova molti giacere in terra, anzi in vermiglio lago nel proprio sangue orribilmente involti, giovar lor può medico mago; e vede dagli busti i capi sciolti e braccia e gambe con crudele imago; e ritrova dai primi alloggiamenti agli ultimi per tutto uomini spenti.

23 Astolfo, poi ch'ebbe cacciato il mago, levò di su la soglia il grave sasso, e vi ritrovò sotto alcuna imago, ed altre cose che di scriver lasso: e di distrugger quello incanto vago, di ciò che vi trovò, fece fraccasso, come gli mostra il libro che far debbia; e si sciolse il palazzo in fumo e in nebbia.

E ciò solo avviene ché li uomini sono inimicissimi delle virtú e delle Muse del castalio e pegaseo fonte; e, come li arieti o li irconi, con li corii aurati viveno, ché «sine doctrina vita est quasi mortis imago»; ed hanno la virtú conculcata che solo alle crapule attendono e incumbunt a rubare, a soppeditare el prossimo con mille versuzie e doli.

Sembra per te il Signore Più che per altre terre arder d'amore! Sembra nelle tue dolci aure più vago Emanar de' suoi cieli il bel sorriso; Sembra del Paradiso Volerti Iddio sovra quest'orbe imago! Sugli emuli tranquilla Rivolgi pur la tua regal pupilla. Or quel popolo or questo andare altero Può primeggiando in forza d'auro o ferri: Pur non ve n'ha che atterri Il tuo sublime sulle menti impero.

Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente, ch’avere inteso al cuoio e a lo spago ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l’ago, la spuola e ’l fuso, e fecersi ’ndivine; fecer malie con erbe e con imago. Ma vienne omai, ché gi

Fanciulla del dolore, o tu che sai Piacere anco sepolta, e ricoperta Dal silenzio di trecento anni, bella Sai tornare alla idea come nel giorno Che te lo Amor rapiva, o tu delizia Dei racconti di queste itale care Fanciulle, che spirar sai dalle stesse Dipinte tele, onde l'occhio fatato Dal tuo sguardo, in imago ancor ti cerca Rediviva per Roma, abbi il mio pianto. ANFOSSI, Beatrice Cènci.