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Quel tessitore di seta, che soleva esser pagato in ragione di tre lire il braccio per sua fattura del velluto, mentre valeva 9 lire in quel paese lo scudo d'argento; ora, ch'egli ne vale, per esempio, dodici, ancora è pagato a tre lire il braccio, sicché gli conviene tessere quattro braccia per uno scudo, che con sole tre braccia lo guadagnava.

Quei due ritratti erano fattura d'un pittore del borgo, che gli aveva dipinti dal vivo l'anno 1702; e si vedeva dalla scritta che i due sovrani avevano dormito dai Marchesi Scarampi proprio in quel palazzo.

Si doveria solamente discorrere del terzo, cioè se fare correre la moneta forastiera per moneta, valutando la fattura della zecca opure crescendoli il prezzo, sia rimedio espediente per fare abbondare la moneta in Regno; poiché per tale effetto si fe' la pragmatica che corressero li scudi d'argento di Genoa per moneta, apprezzandoli per carlini tredici e mezzo.

Nel manoscritto non è registrato il nome dei due compositori dell'elegia. In alcuni passi le idee e lo stile farebbero sospettare ch'essa fosse fattura di Pietro Verri; in piú altri, del di lui fratello Alessandro. E forse è opera di tutt'altri; forse un solo individuo ne fu l'autore; forse... anche... chi sa? I sottoscritti non vogliono avventurare nessun giudizio: decida il pubblico.

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti , che ’l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore.

Con te, Signor, con te stringo alleanza: Perdonerò a' mortali, a me perdona; Amerò tutti, perchè han tua sembianza, Perch'io son tua fattura, amor mi dona; Amerò tutti, ma con più esultanza Chi fra le braccia tue più s'abbandona; Amerò tutti, ma con più fervore Chi più simile al tuo mi mostra il core!

Al lavoro delle vele ed alla fattura dei cordami sottili attendevano le donne «le quali, a togliere ogni sorta di scandalo, albergavano in un luogo disgiunto affatto dagli uomini, custodite da altre donne attempate e di buona fama, e con la sopraintendenza di un ministro di et

PANURGO. Ecco il servo che ho mandato per esse. MORFEO. Padrone, maestro Rampino m'ha detto che un pezzo fa ve l'ha mandate per Purgamatti o Pelamatti suo servo. PANURGO. Haigli tu dato i danari della fattura e de' finimenti? MORFEO. Si bene, ecco la poliza della ricevuta. PANURGO. È restato sodisfatto del tutto? MORFEO. Sodisfattissimo.

Lo naturale e` sempre sanza errore, ma l'altro puote errar per malo obietto o per troppo o per poco di vigore. Mentre ch'elli e` nel primo ben diretto, e ne' secondi se' stesso misura, esser non puo` cagion di mal diletto; ma quando al mal si torce, o con piu` cura o con men che non dee corre nel bene, contra 'l fattore adovra sua fattura.

Ella ci ha sempre la sua celia per tutti, illustrissimo! disse il Bello, ridendo. Perchè conosco un tantino gli uomini, Garasso, e conosco voi come tutti gli altri; rispose Bonaventura. Ora torniamo al fatto vostro; voi rimarrete domani a sera dal Ceretti, per invigilare il negozio, e al momento opportuno trarrete fuori di casa il Michele, con qualche frottola di vostra fattura.