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Fattosi lo scrutinio, furono nominati per la commissione Guicciardi, Bologna, Castiglioni, Dandolo, Cavriani, Verri e Costabili.

Non appena i soldati di linea si ritirarono nell'appartamento del custode, non appena il palazzo fu in balia della guardia civica, che fu dato l'adito indistintamente ai grandi, ai sicari ed alla plebe di penetrare in esso liberamente. Il conte senatore Verri si offrí di perorare al popolo, ed a lui si unirono li conti senatori Massari e Felici. Piú volte andarono e tornarono e riferirono sempre l'inutilit

Conte, le assicurazioni della maggior considerazione e somma stima. Per la Reggenza. Firmato VERRI Presidente. Il Segretario generale ANTONIO STRIGELLI. Nota delli Conti Veneri Presidente e Guicciardi Cancelliere del Senato Consulente del Regno d'Italia A S. E. il Sig. tenente Maresciallo Generale Sommariva Commissario Imperiale.

Ebbene quella tal genìa col pretesto che a Milano nell'aristocrazia ci furono dei Verri, dei Beccaria, dei Borromei, dei Taverna, dei Litta, dei che so io, vorrebbero che tutti noi fossimo scenziati e letterati e che invece di montare a cavallo, tirar di spada, far delle scarrozzate, amar le belle donne, e divertirci a cena avessimo a studiar tutto il giorno e tutta la notte.

Andava il tramestío crescendo al di fuori, e i senatori cominciavano a mettersi in apprensione. I conti Verri, Massari e Felici uscirono dall'aula, e recatisi in mezzo alla moltitudine, quella esortarono a dichiarare recisamente il suo desiderio. Non ottennero in risposta che grida confuse ed inarticolate, che davan suono di minaccia e d'invettiva anzichè di proposta e di domanda.

Nel manoscritto non è registrato il nome dei due compositori dell'elegia. In alcuni passi le idee e lo stile farebbero sospettare ch'essa fosse fattura di Pietro Verri; in piú altri, del di lui fratello Alessandro. E forse è opera di tutt'altri; forse un solo individuo ne fu l'autore; forse... anche... chi sa? I sottoscritti non vogliono avventurare nessun giudizio: decida il pubblico.

Per esempio: Cesare Beccaria avrebbe patito di megalomania, perchè, come scrive il Verri, «quando è lodato è pazzo di vanit

Coloro che in sulle prime si erano mostrati disposti a non fare alcun caso del messaggio del duca di Lodi, si tacquero; ed essendosi abbracciata la proposta del conte Dandolo, si stanziò che la commissione comporrebbesi di sette membri, dei quali ecco i nomi: i conti Dandolo, Guicciardi e Verri, il marchese Castiglioni, e i signori Costabili, Cavriani e Bologna.

I capi di questo partito, che assumeva a vicenda il nome di partito liberale o di partito italico puro, erano i conti Carlo Verri, Federico Confalonieri, Luigi Porro, Benigno Bossi, il marchese Carlo Castiglioni, Jacopo Ciani, ecc.

I conti Dandolo, Guicciardi e Verri andarono in nome della commissione suddetta dal duca di Lodi per essere ragguagliati delle facolt